by Valerio Daloiso · 17 maggio 2014
Grace Kelly contro il principato di Monaco, la spontaneità yankee vs. la rigida formalità della nobiltà….
Scelto come film di apertura dell’ultimo festival di Cannes, approda, simultaneamente, nelle sale del nostro paese il biopic che il francese Olivier Dahan ha realizzato sulla figura di Grace Kelly: Grace di Monaco. Il film però non si presenta come una biografia classica. L’arco narrativo non copre tutta la vita della principessa di Monaco, ma, come sembra essere di moda negli ultimi tempi, sceglie di concentrarsi su un periodo focale della vita di Grace. La parte per il tutto, la vita come sineddoche.
Siamo nei primi anni ’60 del secolo scorso, Grace Kelly è principessa di Monaco solo da alcuni anni e ancora non è riuscita a metabolizzare il suo ruolo. La vita di corte le sta stretta, a lei che è sempre stata uno spirito libero. Il periodo però è critico per il principato di Monaco poiché sono tesi i rapporti con la Francia e il presidente De Gaulle. La condotta di Grace potrebbe fare la differenza e risollevare le sorti del principato.
Grace di Monaco più che film biografico è un dramma psicologico sull’identità di ruolo. Il fulcro della narrazione è stabilire se Grace riuscirà a trasformarsi in una principessa. Sarà in grado di mettere da parte la sua forte personalità indipendente per il rigido ruolo che impone l’etichetta? Forse è vero quello che dice padre Tucker, suo confidente: quello della principessa è l’interpretazione più complicata che dovrà mai interpretare. Starà a lei renderla il suo capolavoro. Del resto anche lo stesso Hitchcock le aveva ricordato di non dimenticare di essere sempre al centro dell’inquadratura. Chi si aspetta un film con tutti i luoghi comuni del genere e gli eventi più celebri che hanno caratterizzato la principessa rimarrà deluso. Al contrario, chi sarà disposto ad affrontare il film dalla prospettiva del suo regista riuscirà forse a scoprire un thriller dell’anima piuttosto interessante. Grace di Monaco vive di luci e ombre, di quelle che scavano dentro gli individui per metterli alla prova, rese splendidamente da un cast ricco e competente (Nicole Kidman, Tim Roth, Frank Langella su tutti). Non sarà forse il biopic che tutti si aspettavano, ma non si può negare che riesca tutto sommato ad essere coinvolgente.
GHIACCIO BOLLENTE
Regia: Olivier Dahan – Cast: Nicole Kidman, Tim Roth, Frank Langella, Paz Vega, Parker Posey, Milo Ventimiglia – Francia/USA/Belgio/Italia, 2014 – Durata: 103 min.
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