Nel 2009 il prestigioso “British Medical Journal” ha pubblicato uno studio in cui i ricercatori hanno verificato che le ragazze inglesi a cui era stato fornito un programma contenente informazioni sulla contraccezione mostravano un tasso di gravidanze tre volte e mezzo superiore rispetto alle coetanee che non avevano frequentato quelle lezioni.
In questi giorni sono stati pubblicati dati del Servizio sanitario nazionale relativi al 2010, dai quali si apprende che diminuiscono le interruzioni di gravidanza fra le minorenni ma aumentano in generale – il 5% in più rispetto all’anno precedente – le adolescenti che abortiscono più volte. Assuntina Morresi, docente di Chimica fisica all’Università di Perugia e membro del Comitato nazionale di bioetica ha commentato così questi dati: «mostrano che la diffusione massiccia dei contraccettivi, anche con l’educazione sessuale nelle prime classi scolastiche, è una politica fallita: chi ripete l’aborto, specie se giovane, vi ricorre come a un contraccettivo, anche quando altri mezzi sono facilmente accessibili». In Italia, ad esempio, la diffusione della pillola anticoncezionale è fortunatamente fra le più basse in Europa (intorno al 16%), e gli aborti -come ha confermato l’ultima Relazione del ministero della Salute- sono in costante diminuzione, e lo erano anche prima dell’avvento della “contraccezione di emergenza”.
Cosa produce questa differenza? «È la solidità della famiglia a fare la differenza, è questa nostra straordinaria risorsa, ancora vitale anche se indebolita, la più efficace prevenzione dell’aborto: se i legami familiari sono stabili, se c’è il calore degli affetti solidi dei genitori, di quelli su cui sai di poter sempre contare, un figlio inaspettato non diventa un ostacolo da eliminare», ha spiegato la Morresi. Effettivamente un recente studio pubblicato su The Journal of Law Economics and Organization ha dimostrato che il coinvolgimento dei genitori e l’obbligo del consenso di uno o di entrambi i genitori prima di avere un aborto, porta ad una riduzione dei comportamenti sessuali a rischio tra gli adolescenti.
Al contrario, mettere a disposizione dei giovani metodi per non avere figli, in una cultura pansessualista come la nostra, non fa altro che incoraggiarli ad avere un maggioro numero di rapporti, deresponsabilizzando l’atto sessuale. Il fenomeno vale non solo per l’aborto ma anche per la diffusione dell’AIDS, come ha spiegato in termini tecnici Edward C. Green, direttore dell’AIDS Prevention Research Project al centro Harvard per gli Studi su Popolazione Sviluppo: «C’è un’associazione costante, dimostrata dai nostrl migliori studi, inclusi i “Demographic Health Surveys”, finanziati dagli Stati Uniti, fra una maggior disponibilità e uso dei condoms e tassi di infezioni HIV più alti, non più bassi. Questo può essere dovuto in parte a un fenomeno conosciuto come “compensazione di rischio”, che significa che quando uno usa una ‘tecnologia’ a riduzione di rischio come i condoms, spesso perde il beneficio (riduzione di rischio) “compensando” o prendendo chances maggiori di quelle che uno prenderebbe senza la tecnologia di riduzione del rischio». Vale ovviamente per il condom quanto per la contraccezione.
Pochi mesi fa, anche la rivista medica Contraception si è espressa, pubblicando i risultati di uno dal quale si evince chiaramente che la diffusione della cosiddetta pillola del giorno (che secondo l’American Journal of Obstetrics and Gynaecology” aumenta il rischio di morte per coaguli di sangue del 500%) , dopo è stata acclamata dai pro-choice (o pro-death) come un metodo per ridurre gli aborti, ha semplicemente aumentato i casi di interruzione di gravidanza. Recentemente il dottor David Paton, chairman di Economia Industriale presso la Nottingham University Business School, ha proprio spiegato che: «Si vuole sostenere che garantire agli adolescenti un accesso riservato ai servizi di pianificazione familiare e aborto avrebbe avuto un impatto positivo sulla gravidanza adolescenziale e i tassi di aborto. Tuttavia, invece, si può dimostrare che la conseguente riduzione della percezione del rischio porta a un incremento dei comportamenti a rischio, e combinati con il fallimento contraccettivo, non fanno altro che aumentare il tasso di gravidanze adolescenziali».