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Trama: negli anni '30, il consierge del Grand Budapest Hotel, M. Gustave, assieme al fido garzoncello Zero, si ritrova invischiato in una misteriosa storia a base di quadri, vecchie abbienti ed omicidi...
Io amo Wes Anderson. Se la felicità è un cucciolo caldo, per me il cucciolo caldo, nel senso di delizioso e confortevole, è un film di Wes Anderson. Come dice uno dei personaggi di Grand Budapest Hotel, "il suo modo di vivere forse era fuori dal tempo già allora" e lo stesso vale per le creature di questo meraviglioso regista che riesce, con una grazia e una delicatezza incredibili, a prendere lo spettatore e trascinarlo in un mondo atemporale, fatto di vezzi, immagini, icone e regole che solo lui è in grado di gestire e far apprezzare. L'universo di Anderson è un piccolo universo di bomboniera, grottesco, dove personaggi tanto carini ed eleganti quanto folli e pieni di tic e manie turbinano in una girandola di eventi solo appartentemente leggerini e sciocchi (la pellicola è ispirata alle opere dello scrittore austriaco Stefan Zweig, perseguitato ed osteggiato dai nazisti), incantando chi è tanto fortunato da dar loro la chance di esibirsi e mettere in scena le loro strampalate vicende. La solitudine, l'eccentricità portata all'eccesso, quelle incredibili capacità che rendono superiori ma non felici, vite e avventure da favola, la morte o la repressione sempre lì a sogghignare dietro un angolo aspettando furtive il momento di fare la loro mossa, sono tutti elementi tipici della poetica di Anderson e, in Grand Budapest Hotel, si mescolano ad una specie di commedia "gialla" che, se fosse stata girata 50 anni fa, avrebbe visto probabilmente Peter Sellers come unico mattatore. Scendere nei dettagli della trama sarebbe un delitto, bisogna solo lasciarsi trasportare dalle assurdità e dall'arguzia che il regista mette su schermo, dai colori, dagli abiti, dalle scenografie, da quell'incredibile commistione di disegni simil-decoupage e riprese dal vivo, da una colonna sonora questa volta poco modaiola ma tremendamente carina.
E poi, ovviamente, gli attori. Io credo che ogni artista degno di questo nome darebbe l'anima per partecipare ad un film di Wes Anderson, perché mi da l'idea che sul set ci si debba divertire come matti e, soprattutto, che lo stimolo intellettuale sia ai massimi livelli. Ma guardatelo lì, quel Ralph Fiennes di solito compassato e serio, come si trova tremendamente a suo agio nei panni del vanitoso, coltissimo concupitore di vecchie: i dialoghi tra lui e Zero o tra lui e il bellissimo, ipnotico Adrien Brody (che si è fatto ampiamente perdonare l'orrida parentesi Byron Deirdra) varrebbero da soli il prezzo del biglietto! E poi Willelm Dafoe, cosa non è, con quella faccia da mastino e gli abiti da SS, mentre si getta in una corsa a perdifiato sugli sci come non si vedeva dai tempi del meraviglioso Per favore, non mordermi sul collo! Per non parlare di tutti gli attori feticcio di Anderson, dosati col contagocce; voi direte "E che due marroni, in tutti i film fa così" e io dico sì, avete ragione ma sentite un po', quando andate nel vostro ristorante preferito non vi va di mangiare quello stesso piatto che tanto adorate anche se lo avete già fatto millemila volte? E' una cosa che mette a proprio agio, è come ritrovare degli amici... è il cucciolo caldo di cui parlavo a inizio paragrafo, no? Poi, ovviamente, ben vengano i ragazzini scafatissimi ed innamorati dell'amore, nuovi arrivi della famiglia Anderson come la bravissima Saoirse Ronan e il co-protagonista Tony Revolori col baffetto disegnato e l'occhio a palla di chi non crede a quel che vede. Un po' come lo spettatore. Che, tra una risata e l'altra, una lacrima di commozione e un pensiero profondo, non può fare a meno di stupirsi ogni volta di questo piccolo, grande universo Andersoniano.
Del regista e co-sceneggiatore Wes Anderson ho già parlato qui. Ralph Fiennes (M. Gustave), F. Murray Abraham (Mr. Moustafa), Adrien Brody (Dmitri), Willelm Dafoe (Jopling), Jeff Goldblum (Kovacs), Harvey Keitel (Ludwig), Jude Law (lo scrittore da giovane), Bill Murray (M. Ivan), Edward Norton (Henckels), Saoirse Ronan (Agatha), Jason Schwartzman (M. Jean), Léa Seydoux (Clotilde), Tilda Swinton (Madame D.), Tom Wilkinson (l'autore), Owen Wilson (M. Chuck), Bob Balaban (M. Martin) e Fisher Stevens (M. Robin) li trovate invece ai rispettivi link.
Mathieu Almaric interpreta Serge X. Francese, ha partecipato a film come Munich, Marie Antoinette, Quantum of Solace, Pollo alle prugne, Cosmopolis e Venere in pelliccia. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 49 anni e quattro film in uscita.
Nonostante il perfetto make up che ha reso Tilda Swinton irriconoscibile, in verità era stata Angela Lansbury a venire scelta per il ruolo; purtroppo, la Signora in giallo era già impegnata sul set della versione teatrale di A spasso con Daisy. Johhny Depp invece sarebbe stato la prima scelta del regista per il ruolo di M. Gustave ma, sinceramente, io preferisco di gran lunga Ralph Fiennes! Se invece aguzzate può essere che riuscirete a scorgere, in mezzo alla sparatoria finale, Mr. George Clooney... Ovviamente, se il film vi fosse piaciuto, non perdetevi Moonrise Kingdom - Una storia d'amore e tutte le altre pellicole di Wes Anderson. ENJOY!
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