11 aprile 2014 • Colonne Sonore, Vetrina Cinema •
Il giudizio di Marco GoiSummary:
Grand Budapest Hotel è l’albergo in cui ogni fan di Wes Anderson che si rispetti non può mancare fin da ora di prenotare la sua camera. La nuova pellicola firmata dal regista più hipster in circolazione si preannuncia come un altro preziosissimo tassello della sua sempre più ricca filmografia. Dopo aver debuttato con il promettente Un colpo da dilettanti, Anderson ha cominciato a diventare uno dei nomi più interessanti del panorama cinematografico indipendente americano, e non solo, grazie allo scoppiettante Rushmore e al suo film manifesto I Tenenbaum.
Quindi ha arrancato tra le acque del non troppo riuscito Le avventure acquatiche di Steve Zissou, ci ha fatto viaggiare in India sul curioso Il treno per il Darjeeling, si è regalato e ci ha regalato una notevolissima parentesi animata con il fantastico Fantastic Mr. Fox, prima di deliziarci con una delle storie d’amore più tenere degli ultimi anni con Moonrise Kingdom. Le premesse perché questo suo nuovo Grand Budapest Hotel continui la striscia positiva ci sono tutte, a partire da un cast strepitoso che annovera tra i tanti Ralph Fiennes, Saoirse Ronan, Adrien Brody, Harvey Keitel, Jude Law, Léa Seydoux e il suo immancabile attore feticcio Bill Murray, per proseguire poi con la colonna sonora.
The Grand Budapest Hotel
Le musiche originali di Grand Budapest Hotel sono state composte da Alexandre Desplat, confermato dopo le eccellenti soundtrack di Moonrise Kingdom e Fantastic Mr. Fox. Il francese ha realizzato per l’occasione uno dei suoi score musicali incantati e incantevoli, pieni di raffinate invenzioni orchestrali che lo distinguono immediatamente dai suoi vari colleghi. Il francese anche qui dispensa le sue solite atmosfere fiabesche, tra melodie di piano sognanti e sonorità che si rifanno all’opera di Danny Elfman, l’usuale collaboratore di Tim Burton, riletta però in una chiave meno dark. Un limite che possiamo trovare nel lavoro del compositore francese è quello di avere un’impronta stilistica talmente marcata, che le sue nuove colonne sonore ormai fanno fatica a stupire. Il suo livello è sempre così alto che a mancare è l’effetto sorpresa. Per compensare a questo, Desplat con le musiche di Grand Budapest Hotel propone una notevole varietà di strumenti e di soluzioni musicali, tra organi, percussioni, cori, battimani, marcette e quant’altro, creando un effetto ancora più stralunato rispetto alle sue abituali composizioni, perfettamente in linea con lo stile cinematografico grottesco di Wes Anderson.
Insieme alla composizioni originali di Desplat sono presenti nel film anche alcuni pezzi classici di Antonio Vivaldi e Johann Strauss, mentre a questo giro mancano i pezzi pop-rock anni ’60 e’70 che avevano spesso accompagnato i precedenti lavori del regista statunitense e di cui qui si sente un po’ la mancanza. In ogni caso, le musiche di Grand Budapest Hotel sono perlopiù pimpanti. Non è un termine che uso spesso, però credo rappresenti bene lo spirito del lavoro. Delle musiche belle pimpanti per accompagnare quello che è destinato a essere un nuovo frizzante gioiellino nella collezione di Wes Anderson, in arrivo nei cinema italiani questo weekend.
di Marco Goi per Oggialcinema.net
Alexandre DesplatGrand Budapest HotelWes Anderson