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Grandi opere cercasi

Da Oblioilblog @oblioilblog

Grandi Opere Cercasi

I lavori per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia sono risultati essere un po’ come l’evento che celebravano: dei fantastici incompiuti. Il gran can can iniziato nel 2007 per onorare Garibaldi e Vittorio Emanuele II sono finiti come tutti potevano immaginare: una grande torta di appalti pubblici letteralmente cannibalizzata.

Ricorsi, cantieri interminabili, finanziamenti agli sgoccioli, preventivi triplicati, restauri bloccati sono solo una parte del ginepraio. Come se non bastasse l’opportunismo degli imprenditori, sempre abili a gonfiare gli appalti, si è messa in mezzo una cricca di truffatori professionisti guidata da personaggi di spicco quali Angelo Balducci, Mauro della Giovampaola, Fabio de Santis, Diego Anemone e Flavio Rinaldi.

Dovevano essere nove i maxi progetti pronti per le celebrazioni e dovevano costare in totale 374 milioni di euro. Sono solo due quelli ultimati (il restauro del museo Broletto a Novara e del Teatro San Carlo a Napoli) ed è difficile quantificare l’esborso di denaro pubblico. 

A guidare la scottante Struttura di Missione è ora Giancarlo Bravi, successore di quei Balducci e Della Giovampaola ora alla sbarra per svariati reati tra cui corruzione e turbativa d’asta. Il suo punto di vista non è esattamente ottimista:

I soldi non ci bastano. Finora dalla Presidenza del Consiglio, da cui dipende questa Struttura, sono arrivati 229 milioni di euro. Gli enti locali, Regioni e Comuni, hanno contribuito con 176 milioni. Ce ne servono altri dieci per terminare la costruzione dell’auditorium di Isernia e sei per ultimare il restauro del museo archeologico di Reggio Calabria. Per il Palazzo del Cinema di Venezia, nonostante l’incidente delle fondamenta i soldi ci sono, va solo rimodulato il progetto. Per il progetto Luoghi della Memoria, cioè le mostre sparse in tutta Italia e i restauri come la Domus Mazziniana a Pisa e il Forte Arbitucci a Caprera ci bastano i 22 milioni di euro già stanziati. E poi, certo, c’è il grande problema di Firenze..

Andiamo a vedere le criticità, alcune clamorose. Al Lido di Venezia, sono stati impiegati 37 milioni per scavare le fondamenta del Palacinema, salvo poi accorgersi che il terreno era pieno di amianto. Ora è rimasta la voragine, transennata e coperta da un telo bianco. Si è in attesa di un nuovo progetto che risolva la situazione.

A Reggio Calabria il Museo della Magna Grecia è il alto male. Si lamenta la sovrintendente ai Beni Archeologici Simonetta Bonomi:

Non possiamo aprire il museo, salta l’inaugurazione del 31 dicembre. I 6 milioni promessi dal Cipe non sono mai arrivati e la ditta se ne sta andando. Mancano tutti gli allestimenti interni, il quarto piano è ancora da fare e la sala dei Bronzi di Riace è senza l’impianto di climatizzazione, quindi le statue dovranno rimanere ancora nella sede provvisoria di palazzo Campanella.

In Liguria, più precisamente a Ospedaletti in provincia di Imperia, si interrogano sul perché la maestosa ciclopista del Parco del Ponente, lunga 24 chilometri, si interrompa improvvisamente proprio nel loro comune. Mancano un chilometro e mezzo e una galleria di 400 metri ancora da iniziare. Furioso il sindaco Eraldo Crespi:

La Co. Ge. Se. (la ditta romana che ha vinto l’appalto) è sparita prima di finire i lavori. Dovevano anche spostare la sede del municipio nella vecchia stazione da restaurare, ma non è stato fatto niente. Dove sono i 10 milioni e mezzo promessi per i lavori nel mio comune?

Altra grana è l’auditorium di Isernia, che doveva sorgere su uno storica campo di calcio. Il contratto di consegna lavori prevedeva la conclusione entro il 29 marzo, ma le gru sono ancora al lavoro. La struttura da circa mille posti a sedere e 30 mila metri quadrati di superficie dovrebbe aprire il 15 dicembre, ma one night only. Dopo si richiude, per ultimare i lavori.

Il direttore tecnico Nicola Barone:

Non riusciremo a completarlo per la fine dell’anno, la situazione è abbastanza complessa. Per il secondo lotto (cinema, anfiteatro e galleria) mancano un bel po’ di soldi.

Almeno 23 milioni, puntualizza l’architetto Franco Valente, non smentito.

Il progetto iniziale del comune costava poco più di 5 milioni. Ora si parla di 55 milioni. Qui ha gestito tutto Fabio de Santis, prima di essere arrestato.

E poi, certo, c’è il grande problema di Firenze… Diceva sconsolato Bravi.

Il nuovo auditorium Parco della Musica e della Cultura sorgerà, forse, a Porta di Prato: 54 mila metri quadrati, un colosso. Ci lavorano giorno e notte 320 operai perché i lavori sono indietrissimo: sono al 93% della prima parte, costata 156,8 milioni (74 dal Governo, 42 dal Comune e 40 dalla Regione). Il 21 dicembre dovrebbe tenersi il concerto del maestro Zubin Metha e si tenta di completare la cavea esterna, il teatro lirico da 1800 posti e una bocca scenica lunga 18 metri e alta 12. Piccolo dettaglio: mancheranno i parcheggi e i servizi e l’altro auditorium più piccolo che completava il progetto. Servirebbero almeno altri 100 milioni, che però non si trovano da nessuna parte. Il saldo complessivo è di 265: la Sac di Emiliano Cerasi e la Igit di Bruno Ciolfi si aggiudicarono l’appalto ribassando a 69 la quota iniziale di 89.

Il progetto preliminare non prevedeva il sondaggio del terreno e la messa in sicurezza idrogeologica che, logicamente andavano fatto. Se a questo aggiungiamo che Balducci era il Presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici e Fabio de Santis Provveditore alle Opere Pubbliche, la frittata è fatta. Firenze rischia di rimanere con una cicatrice nel centro città.

Anche dove i lavori sono finiti in tempo, l’italica moda di gonfiare gli appalti non ha dato tregua. La ristrutturazione del Teatro San Carlo, affidato alla Cobar per 54,7 milioni, è finita per costarne 72,8. Nella procedura di gara ci aveva messo le mani Claudio Rinaldi. L’ampliamento dell’aeroporto internazionale di Perugia, con una nuova aerostazione disegnata da Gae Aulenti, si è gonfiata da 26 a 44 milioni. Nell’associazione temporanea di imprese c’era anche Diego Anemone. Il restauro del museo a Reggio Calabria si è ingrassato di 3 milioni, il conto dell’auditorium di Isernia è addirittura raddoppiato.

Spiega il meccanismo l’avvocato Andra Mascolini dell’Oice, l’associazione che rappresenta le società di ingegneria e architettura in Confindustria:

Colpa di un uso distorto dell’appalto integrato: una procedura che nel 2007 oltretutto era illegale, perché sospesa in attesa del regolamento attuativo del Codice dei Contratti pubblici. Ma si è scelto di derogare con le ordinanze della Protezione civil. In pratica si fa una gara in base al solo progetto preliminare, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Il ribasso sul prezzo è questi sempre l’elemento decisivo. La ditta vincitrice si occupa anche del progetto definitivo e di quello esecutivo. In quella sede e in fase esecutiva, vengono fatte decine di riserve al capitolato iniziale, non previste nel bando di gara. Oppure è la stessa amministrazione a chiedere modifiche e l’impresa ha modo di far lievitare l’importo dei lavori anche oltre le richieste fatte. È così che i costi aumentano a dismisura.

L’Oice segnalò tutto, ma, come detto, a guidare i Lavori Pubblici sotto il governo Prodi c’era Balducci, che se ne infischiò bellamente.

Per completare le grandi opere servono in totale 119 milioni, gonfiature permettendo. Ma siamo fiduciosi che i progetti alla fine simboleggeranno in pieno l’Unità d’Italia, rimanendo incompiuti.

Fonte: RE


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COMMENTI (1)

Da Chinasky
Inviato il 10 ottobre a 22:10
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