Spesso si ha l’impressione che il mondo della ricerca scientifica, > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="338" width="233" alt="Grattacieli e superuomini: tra fumetto, cinema e metafore >> LoSpazioBianco" class="wp-image-54350 alignleft" />i suoi schemi, i suoi linguaggi, siano lontani anni luce dal mondo reale e che anche gli studi migliori e più interessanti necessitino di una “traduzione” per renderli comprensibili e chiari al pubblico comune.
Nel caso del libro di Federico Pagello, “Grattacieli e superuomini” (frutto di una ricerca di Dottorato condotta presso il Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna) ci troviamo di fronte a un fortunato caso di testo di grande interesse e spessore scientifico, ma al tempo stesso godibilissimo per il grande pubblico degli appassionati di cinema e cinema. Saggio molto denso e ricco di approfondimenti sul triplice rapporto fumetto-città-cinema, il libro di Pagello è una ricognizione intelligente e mai banale sul grande immaginario collettivo rappresentato dall’esperienza della città metropolitana (attraverso la descrizione della trasposizione del mondo dei supereroi al cinema) e una occasione di lettura e approfondimento che è gustosissimo affrontare.
Il tema centrale di questo testo è la descrizione dei modi in cui il cinema, (ri)appropriandosi delle narrazioni dei fumetti supereroistici,
Il passaggio storico cruciale è contrassegnato da “Superman, the movie” di Richard Donner (1978). In questo film il mito (infantile?) della Metropolis dei fumetti della Golden Age si risveglia nella drammatica realtà della New York di fine anni settanta, dominata dalla crisi economica e dalla violenza. “You’ll believe a man can fly” era lo slogan del lancio pubblicitario del film e manifestava appunto l’intenzione di trasferire, con tutte le conseguenze del caso, una narrazione bidimensionale e “datata” nella Storia reale della città americana per eccellenza (e di condizionarne ancora una volta l’immaginario collettivo).
La Gotham City di Tim Burton
A distanza di molti anni è con “Batman” (1989) che si assiste ad un atteggiamento diametralmente opposto: la Gotham City di Tim Burton è la scenografia perfettamente accordata al carattere gotico di un eroe dal costume di carapace le cui orecchie a punta riecheggiano nella forma dei pinnacoli della città. Supereroe e metropoli vengono riuniti in un’unica concezione estetica.
Il libro ripercorre in questo modo le tante trasposizioni cinematografiche di questi anni fino alle esperienze Come riflessione a latere, c’è da dire che la distanza (temporale, artistica, estetica) tra il film di Donner e l’attuale sfruttamento cinematografico del fumetto supereroico è tale che forse è forzato parlare di un unico “secondo periodo” e che non è tutto oro quello che luccica sull’armatura di Iron Man. In generale si ha da qualche tempo la netta sensazione che dall’entrata in scena in maniera diretta dei Marvel Studios nella produzione di “blockbuster” (le virgolette sono d’obbligo) come “Thor” o “Captain America” l’aspetto più squisitamente commerciale abbia fagocitato in maniera evidente altri tipi di riflessione e che solo qualche regista valido (Joss Whedon tra tutti) abbia il merito di far decollare questi allegri baracconi (quasi) senza intoppi. Naturalmente questo non indebolisce la riflessione di fondo del saggio e, come afferma lo stesso Federico Pagello la riscoperta del genere supereroico da parte del cinema è la dimostrazione del fatto che tale genere è capace ancora di dar forma alle tensioni culturali del nuovo secolo, così come si è dimostrato perfetta metafora della cultura americana del Novecento. Abbiamo parlato di: Etichette associate: Puoi leggere anche: Condividi:
Grattacieli e superuomini
Federico Pagello
Le Mani, 2012
256 pagine, brossurato – 16,00€
ISBN: 8880125761
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