Il numero di parti cesarei sta aumentando. In Campania i tagli cesarei superano il 60% del totale dei parti. Ma il parto cesareo è sempre giustificato? Ecco cosa c’è sapere per saper distinguere tra parto naturale e parto cesareo.
Leggendo gli ultimi dati riguardanti la percentuale di tagli cesarei avvenuti sia in Campania, che nel resto d’Italia, c’è da pensare che le donne, più andiamo avanti, più saranno incapaci di partorire in maniera naturale. I dati dell’Agenzia regionale sanitaria della Campania del 2006 registravano in Campania, una percentuale di parti con taglio cesareo del 60,6%: questi numeri avevano fatto gridare allo scandalo e, dopo l’intervento dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ci sarebbe dovuta essere un’inversione di tendenza e quindi una logica e ragionevole diminuzione di parti cesarei. Ma i dati del 2011 sono ancora meno rassicuranti: abbiamo infatti sfiorato in Campania il 62,4 % di parti cesarei.
Viene naturale chiedersi: sono giustificabili tutti questi parti cesarei? Più della metà delle partorienti presenta problemi talmente gravi da non poter affrontare un parto naturale? Io credo, e non sono la sola, che dietro questa boom di parti cesarei ci sia ben altro, e tutt’ altro che fini benefici.
Parto cesareo: una truffa da 85 milioni di euro
I parti cesarei, oggi in Italia, sono una “truffa” che ammonta a ben 85 milioni di euro ogni anno! Si avete capito bene, e i NAS hanno smascherato queste truffe che avvengono nelle strutture sanitarie, sia pubbliche che private, e i cui dati fanno semplicemente rabbrividire. Ci sono accuse di: lesioni gravi e gravissime, falso in atto pubblico, truffa. Illeciti ipotizzabili a carico di strutture sanitarie e medici, secondo indagini condotte dai NAS, sul ricorso al parto cesareo. L’arma sta per trasmettere alle procure competenti tutta la documentazione affinché si apra un inchiesta per far luce sulla verità e smascherare i responsabili.
Tutto questo è cominciato circa un anno fa, quando, allarmati per la enorme quantità di parti cesarei eseguiti soprattutto in alcune regioni Italiane, I carabinieri sono entrati in sala parto per verificare se ci fossero effettivamente gli estremi per un intervento estremo come questo. Non dimentichiamo che il taglio cesareo va eseguito solo dove c’è effettivo bisogno e solamente quando la salute del bambino o della donna è in grave pericolo. L’alibi più comunemente usato è stato quello della posizione anomala del feto. Un dato quanto meno strano, dato che è un evento che si verifica in bassissima percentuale.
Di fatto, nel 2010, ci sono stati 482.195 tra parti naturali e primi parti cesarei (cioè nelle primipare). La percentuale nazionale di cesarei è del 29,31, ma in Campania è del 49,66, dove, stranamente, si registra anche un 21,22 % di posizione anomala del feto, contro una media generale del 7,39. I NAS hanno raccolto 3.273 cartelle cliniche in 78 diverse strutture ospedaliere pubbliche e private, ovviamente “ accreditate”. Di queste ne sono state analizzate 1.117 di 32 diverse strutture.
È risultato che il 43% dei parti cesarei non era giustificato. In alcuni casi hanno rilevato delle incongruenze tra la cartella clinica, a volte anche vuota, e la SDO (Scheda di dimissione ospedaliera), dove invece era annotato il parto cesareo. Questa anomalia è stata notata lo scorso anno dall’AGENAS ( agenzia nazionale servizi sanitari regionali), che è stata rilevata in 12 diverse regioni: il ministro della sanità Renato Balduzzi (a cui dobbiamo questa indagine), ha dichiarato che si tratta di un dato quanto meno “sorprendente”, visto che è impossibile non compilare la cartella clinica di un ricoverato! Eppure in Sicilia il 78 per cento delle cartelle cliniche dei cesarei è stato giudicato non valutabile per assenza di documentazione o non compatibilità con la SDO. In quasi 8 casi su 10 non c’è alcun riscontro verificabile rispetto al ricovero ed al ricorso al cesareo. Nelle Marche la non coerenza dei dati riguarda il 74 per cento. In Puglia il 56. In Lombardia la percentuale scende a 4 casi su 10; stessa percentuale nel Lazio . Il Veneto, la Liguria, il Friuli Venezia Giulia, la Valle d’Aosta, la Provincia autonoma di Trento sono risultate invece virtuose.
Ma perché alcuni medici preferirebbero il cesareo, anche quando non serve, ad un parto naturale? La risposta è ovvia, ed è sempre la stessa:profitto, naturalmente. Quindi, a parte il reato di lesioni, e io dico, non solo fisiche, ma anche psicologiche – perché privare una donna di una esperienza forte e formativa come mettere al mondo un figlio in maniera naturale è davvero un affronto gravissimo alla donna e a suo figlio – c’è anche la truffa ai danni del servizio sanitario nazionale. Infatti, se per un parto naturale il servizio sanitario nazionale rimborsa per degenza superiore ad un giorno 1.318,64 euro, per un parto cesareo la cifra sale a 2.457,72 euro. Dunque 1.139,08 euro in più al giorno: quasi il doppio.
Del resto nei casi non documentati è molto probabile che il cesareo sia stato eseguito anche quando non era necessario, e quindi il reato di lesioni ci sta tutto, anche se non sia stato eseguito affatto ma che si sia incassato il rimborso da parte dello Stato. Gli esperti del ministero spiegano che “le strutture con una più elevata percentuale di primi parti cesarei con l’indicazione di diagnosi di posizione anomala del feto sono anche caratterizzate da un livello maggiore di non corrispondenza tra la cartella clinica e la SDO”
Questi, al vaglio degli inquirenti, sono dati riportati il 19 gennaio 2013, in un articolo della giornalista Francesca
Angeli.
Perché il parto naturale è meglio del parto cesareo
Concludo riportando il pensiero di Mario Merialdi, coordinatore dell’unità di salute materna e perinatale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):
Il parto vaginale rispetta maggiormente la fisiologia di madre e figlio e implica una serie di vantaggi a breve e lungo termine: dal punto di vista materno, non espone la donna a un rischio operatorio, permette una ripresa più rapida e una più veloce interazione con il bambino, con l’inizio immediato dell’allattamento al seno. Inoltre, il ricorso al parto cesareo può implicare la necessità di doverlo ripetere per la seconda gravidanza.
E non solo. Esistono degli aspetti psicologici del parto naturale che non sono secondari. Dice Meraldi:
È di grande importanza riuscire a offrire alla donna un parto più umanizzato possibile, che possa venire incontro alle sue aspettative, offrendo modalità di nascita che possono variare, dal parto in acqua, in analgesia o con letti di diversa foggia, adattandosi alle esigenze della futura madre.
Qualche giorno fa, alla Clinica Mediterranea, in linea con questi principi guida, è stato inaugurato ‘Un nido per tre’. La prima novità assoluta, e molto interessante, è la vasca per il parto in acqua che ha lo scopo di offrire un parto più naturale al bambino e di alleviare di molto i dolori del parto. La seconda novità è il letto per le partorienti a due piazze dove nei momenti cruciali del parto e nelle prime ore di vita del bambino, quando c’è il picco massimo di ossitocine e avviene il primo imprinting tra madre e figlio, potrà interagire anche il padre e presenziare ai suoi primi attimi di vita .
Ancora Meraldi:
Bisogna portare avanti un’azione sinergica che si rivolga alla donna e alla famiglia in senso globale. Il parto cesareo è un intervento chirurgico che può salvare la vita alla madre e al bambino, ma è importante che non sia utilizzato in modo eccessivo.
Parto cesareo: conclusioni e consigli
- arrivate al parto preparate, informate, e chiedete sempre spiegazioni al vostro medico.
- avete il diritto di dissentire qualora non siate convinte e di richiedere sempre un altro parere. Avete il diritto di capire fino in fondo cosa vi sta succedendo, è vostro diritto decidere del vostro corpo prima durante e dopo la nascita.
- non siete tenute né per legge né per cortesia ad accettare esami e pratiche che non condividete. Se vi applicano o somministrano terapie senza il vostro consenso esercitano una forma di violenza. Ricordate però che se vi propongono qualche intervento ostetrico e voi rimanete in silenzio, ciò implica consenso da parte vostra.
- avete anche il diritto di ottenere tutte le informazioni possibili sulle cure che vengono praticate a voi e al bambino e avete il diritto di pretendere risposte esaurienti alle vostre domande. Se non fate domande il personale medico interpreterà il vostro silenzio come disinteresse a saperne di più e magari penserà che informazioni più dettagliate potrebbero non esservi gradite.
Non dimenticate mai che avete il diritto di scegliere.