Alfonso Cuaron si conferma ancora una volta regista sapiente ed esperto, moderno e lineare, abile nel creare percorsi visivi avvolgenti e coinvolgenti. Con Gravity il regista messicano del bellissimo film fanta-postapocalittico I figli degli uomini (2006), ha aperto la 70 edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Il dramma interspaziale che si scatena sopra le teste di chi probabilmente sta chattando sui social network è di enormi proporzioni. Cuaron parte dalla modernità, andando ad intaccare ciò su cui si basa l'esistenza stessa della maggior parte delle persone oggi, internet, per costruire un dramma psicologico di chi si sente perso e deve contare solo su se stesso e sulla propria forza d'animo per sopravvivere. Gravity vuol essere parabola sulla vita, che da un momento all'altro può essere sconvolta generando intorno il vuoto assoluto, ma anche film visivo con immagini sensazionali e d'impatto. Non c'è critica in quello che mostra, ma Cuaron riesce a creare lo spunto per riflettere su quello che siamo oggi, su cosa si fonda la vita moderna. Silenzio, vuoto, angoscia ma anche curiosità. Gravity è un ottimo film che regge fino alla fine e che, grazie alla location, sfrutta in modo corretto l'uso del tridimensionale che in questo caso aiuta ad entrare nella vicenda. Bravissima Sandra Bullok che si conferma attrice convicente anche nei ruoli drammatici; un bravo anche a Clooney, cavaliere satellitare che sguazza in questo ruolo da cowboy dello spazio.
PUO' GENERARE FOBIE
Dr. Dakota Block
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake