da qui
In un punto del tempo e dello spazio
nacqui, non sapendo che cosa mi aspettava,
cosa fosse la vita con gli agguati,
i tradimenti, gli amori mai compiuti, le mille
incertezze che diventano schiaffo, o sorriso,
l’illusione assurda della parola data,
il vomito, la febbre, la solitudine appesa all’attaccapanni
dei ricordi, e tu mi chiedi quanti anni hai,
senza sapere che gli anni non si hanno,
gli anni sollevano, o pesano: ecco – posso dirlo? -
mi commuove questa notte, se penso a coloro
per i quali sono qui, che si sono prodigati
perché non soccombessi
al dolore o alla fatica, cercato nei momenti peggiori
senza paura di essere respinti,
e quelli che hanno in mille modi
tentato di ferirmi, perché qualcuno deve pure pagare
il vuoto, la mancanza, l’assenza di bene,
e il mondo è una bilancia che deve pareggiarsi,
e per ogni successo è normale che cadano tre lacrime
o dieci, a seconda della stella, di quello che chiamano destino,
che io ringrazio, perché in un punto del tempo
e dello spazio rinasco ogni giorno come allora,
aprendo, incosciente come allora, l’utero del mondo
che ancora non comprendo,
che – ci crederai? – ancora mi illude
e mi delude, ancora mi fa male, nonostante
sia ormai preparato al colpo successivo, ma – ora
voglio dirlo – mi sento felice di non riuscire
a proteggermi abbastanza, di essere qui
a soffrire come allora, di piangere come un bambino
disperato, felice di sentirmi ancora vivo, di nascere
di nuovo, in questa notte ancora, in questa stanza.