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Grazie alla Gelmini siamo tornati indietro di cinquant'anni

Creato il 03 settembre 2010 da Laperonza

gelmini_corriere_9set2008.gifUn paese che non investe sui giovani è un paese che non ha futuro. Un paese che tratta la scuola come una qualsiasi impresa commerciale è un paese che non ha civiltà. Un paese che specula sui propri figli è un paese che non ha dignità. Sono convinto che il ministro Gelmini e pienamente cosciente di tutto questo, ciononostante non intende cambiare rotta in alcun modo.

   Non servono le proteste degli insegnanti e dei genitori, non servono le critiche da parte del mondo politico, non servono nemmeno le prese di posizione forti provenienti da quel mondo cattolico al quale la stessa Gelmini fa spesso riferimento quando ne trova giovamento e che invece bellamente ignora quando questo le è contrario. L’articolo, duro e realistico, de L’Avvenire di oggi pesa come un macigno sulla credibilità della signora in tailleur ma ella non vi presta attenzione né mai la presterà ad attacchi di qualsivoglia natura, occupandosi invece di questioni non pertinenti al suo dicastero, come gli operai di Melfi.

   Questa signora dallo sguardo arcigno e dall’animo evidentemente arido e asservito al volere del suo capo supremo che la guida e dirige ha in poco tempo distrutto la scuola italiana, partendo dalle elementari, uno delle cose che meglio funzionavano, per arrivare fino all’università.

   Da genitore di due bambini, uno alle medie inferiori e una alle elementari, mi rendo conto che il diritto costituzionale e fondamentale allo studio in Italia è totalmente disatteso. Ricevo richieste di denaro continue da parte della scuola, richieste ingiustificate e ingiustificabili. Tale denaro dovrebbe servire a finanziare, udite udite, fotocopie, laboratori, corsi di lingua. Le famiglie devono finanziare la scuola statale. Nel contempo vediamo sparire i laboratori alle medie, le attività culturali, il tempo prolungato.

   Anziché emulare sistemi scolastici ben più produttivi del nostro, come ad esempio quello anglo-sassone, ce ne distacchiamo in maniera radicale non per convinzioni pedagogiche bensì per una mera questione di conti economici.

   Nel contempo i genitori debbono sborsare centinaia di euro per l’acquisto dei libri, anche per le scuole dell’obbligo. Quante famiglie soprassiedono dal far proseguire gli studi ai propri figli, seppur meritevoli, perché i costi sono insostenibili?

   E triste è rilevare il fatto che nessuno si occupa del problema, nemmeno l’opposizione di sinistra che pur dovrebbe. Allora ben vengano gli attacchi, anche tardivi, del quotidiano dei vescovi al ministro killer. Ma sono poca cosa e non la fermeranno.

Luca Craia

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