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Grazie grazia

Creato il 28 novembre 2012 da Vittoriasonohra
Il blog "à Première vue" nasce nel Novembre 2011, inizialmente come gioco, per poi diventare una sorta di diario dove, circa ogni giorno ho la possibilità di annotare ciò che mi colpisce di più. Il nome, infatti, che in italiano si traduce come "a  prima vista", non è stato di certo scelto a caso, ma è frutto di un modo di vivere fatto di emozioni, dove sono gli occhi e il cuore i veri protagonisti.
Perchè, nella moda, come nella vita di tutti i giorni io sono così: un'inguaribile istintiva, che, predilige un'abito, una scarpa, piuttosto di un'altra, spinta da qualcosa d'irrazionale, ma puro: la passione. La stessa che mi porta ogni giorno a seguire questo blog, che da un anno a questa parte, mi da davvero tante soddisfazioni.
I motivi per cui scrivo sono svariati, a volte lo faccio per me stessa, altre invece per dare consigli utili alle followers. A volte, pubblico foto di outfits che indosso, altre invece, mi diletto a parlare di brand che mi colpiscono. Insomma, non seguo regole ben precise per scrivere, ma, come dicevo prima, mi lascio prendere per mano dalla mia fantasia e dalle mie sensazioni più svariate Perchè la moda è questo che mi trasmette:.una voglia incredibile di discuterne e, talvolta di criticarla. Non sempre, infatti, gli articoli che pubblico sono finalizzati a parlarne in maniera positiva, soprattutto se si tratta di una collezione che in nessun modo ha soddisfatto il mio gusto. Ma, anche in questo caso, la si mette in discussione proprio perchè la si ama.
Seguo Grazia da tanto tempo ed è sempre piacevole perdersi nella lettura della moltitudine di articoli pubblicati. Piacciono e, mi piacciono perchè sono vicini alla gente, perchè trattano non solo di moda, ma di vita vera.
L'articolo, infatti che mi ha colpito maggiormente è quello appartenente alla It fashion sezione collezionisti, dove chi parla è una ragazza italiana, Francesca che, spinta  sin da bambina dall'amore per i Beatles , complice un babysitter avanguardista, ha raccolto negli anni tutti i pezzi conosciuti e non del gruppo.
La stessa passione che ha accompagnato lei negli anni, lo sta facendo anche con me: questo blog ne è la testimonianza.
 Francesca Delogu basso beatles
  • BEATLES: LA COLLEZIONE DI FRANCESCA DELOGU

  • BY

    Gabriele Verratti

    PHOTOGRAPHY BY

    Alessia Campostrini

  • Una raccolta interamente dedicata ai quattro ragazzi di Liverpool? Sì, è quella di Francesca Delogu. Che è cresciuta a pane e Beatles (anche grazie ad un lungimirante baby-sitter)
    La colonna sonora di una vita. Con i primi ricordi che rimontano all'infanzia. «Aveva diciott'anni Franco quando ci faceva da baby-sitter. Maglietta, pantalone a zampa da ragazzo anni '70, e tanti dischi per tenerci buoni. Come Revolver, un album psichedelico che ha segnato una svolta nello stile dei Beatles». Poco più che bambina a Udine, Francesca Delogu inizia a coltivare una passione che l'accompagnerà senza sosta per gli anni a venire. «E la cosa mi stupisce perché sono piuttosto infedele in fatto di musica. Però i loro album mi piacciono tutti, anche i primi. Quelli che la frangia più intellettuale dei critici snobba un po', osannando le avanguardie della maturità». Come un Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band, per capirci. In salotto, ed è già una chicca da collezionista, Francesca ci mostra uno scatto antecedente a quella che sarebbe diventata la copertina ufficiale del disco. «George Harrison e Paul McCartney sono girati di spalle. Vedete? Sono pazzeschi con quelle livree in velluto da domatore di leoni».
    Dei mitici fab four è proprio Paul quello che ha dato a Francesca le maggiori soddisfazioni. Venerata come una reliquia in casa è la riproduzione del suo basso, l'iconico modello a violino della Hofner. «L'originale lo s'imbraccia al contrario perché lui è mancino. È più leggero rispetto ad un basso comune, per questo lo usa ancora nelle tre ore circa di ogni concerto». Come quello del novembre scorso a Milano, di cui Francesca ci mostra alcune immagini di repertorio. Lei inquadrata sul maxischermo, faccia estatica di chi è sopraffatto da una visione soprannaturale. «C'è lo zampino di mio marito Marcello, che mi ha regalato un vip ticket costato una fortuna». Sì, perché dà l'accesso alle prove di Paul, un blindatissimo concerto nel concerto solo per i fan più irriducibili. «Firmi una liberatoria dove rinunci a toccarlo e a parlargli. Senza cellulare, dietro una transenna, una volta che inizia ti puoi scordare anche di andare in bagno». Ma l'emozione dell'istante ripaga tutto. «Un blackout assoluto, qualcosa di molto vicino alla perdita di coscienza. Mi è successo anche a Parigi, quando nel front row della sfilata di Stella McCartney ho letto il cartellino del suo nome».
    La beatlemania è una forma di allegro delirio, da viversi giorno per giorno. Magari nella convinzione che porti fortuna. «Ho sempre con me un oggetto legato ai Beatles. Il portafogli con la traversata pedonale di Abbey Road, spillette e portachiavi, un flip book che uso come antistress. Non si salva neppure l'ombrello». In cantina, per sua stessa ammissione, non mancano le palle di Natale a tema. «Poi se fate i bravi, una sera vi invito a giocare alla Playstation a Beatles Rock Band». Senza tralasciare i libri, che da soli occupano una sezione fondamentale. «Questa qui è una piccola bibbia che raccoglie gli spartiti di tutte le canzoni. Sono stati altri a trascriverli perché i Beatles non sapevano leggere le note». E poi la rarità che prende un posto speciale nel cuore del collezionista, un volume di Robert Whitaker autografato di suo pugno. «È il fotografo che ha immortalato l'apice della loro carriera. Ogni volta che vedo certi magnifici scatti da dietro le quinte, con i Beatles che stanno per salire sul palco e darsi in pasto alla folla, mi diverto a immaginare i loro pensieri». E noi con te, Francesca. Fab four ever!

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