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Grazie Maggie

Creato il 14 settembre 2011 da Elenatorresani

Grazie MaggieEro a casa tutta scassata per l’incidente di fine aprile, quando dal Fashioncamp mi hanno invitato a partecipare al Contest di MaggieJeans. Tra un anti-dolorifico e uno svenimento ho cercato allora di scrivere qualcosa di decente per concorrere, e poi mi sono messa l’anima in pace cercando di rimettere in ordine vertebre, ossa e baricentro.
Maggie cercava Maggie: una blog-trotter in grado di raccontare delle donne speciali del nostro tempo, all’ombra del claim “Women will save the world”.
Grazie MaggieQuando ho saputo che la giuria mi aveva selezionato tra le sette finaliste ho provato una felicità esplosiva, quella delle cose in cui non speri. E lì è partito il patatrak. Era da tempo che cercavo un cambiamento, ma l’idea che questo cambiamento potesse essere possibile, e soprattutto di questo calibro, mi ha inseminato. Mi sono trovata incinta di un gran prurito di piedi, di una gran sete di altrove, di una gran fame di umanità nuova: quelle cose cioè che riesci a tenere a bada sotto il coperchio fino a che non lo sollevi, scatenando poi l’inferno.
Quando poi in semifinale mi sono vista ampiamente sorpassata nei voti del pubblico (e qui non c’era l’aiuto da casa a cui appigliarsi), ho pasteggiato qualche giorno col malumore, ho ficcato le speranze nella poubelle e ho smesso di contare i giorni che mancavano al verdetto.
Grazie MaggieOrmai però il pentolone dei desideri era scoperchiato: i piedi continuavano a prudere, lo stomaco a gorgogliare e la gola ad ardere.
Nel rimescolare i desideri e l’altrove, e nel dare un senso ad una vita professionale il cui unico scopo non può essere quello di pagare il mutuo, ho iniziato a valutare altri percorsi, altre strade, scandagliando anche e soprattutto il terreno delle missioni umanitarie.
Ma proprio mentre sognavo l’Afghanistan o il Congo, mi arriva mica la telefonata che mi nomina vincitrice del Maggie Contest?!
Niente, tutto da rifare un’altra volta.
Emiparesi facciale in una smorfia che sembrerebbe un sorriso, arterie che si sganciano dal miocardio e pompano a vuoto, scompensi muscolari e incredulità.
Tengo la notizia segretissima, mi dico “aspetto la firma del contratto”, ma poi Maggie fa outing e io sono soverchiata dalle felicitazioni e da un nuovo inizio che ha tutta l’aria di essere reale.
Vengo precipitata in un sogno abbandonato e risorto, sapendo bene che questo è il mio elemento, una delle cose che più voglio fare e che stavolta mi ha scelto.
Non posso far altro che ringraziare tutte le persone che mi hanno votato e sostenuto, e che col loro calore hanno saputo scaldarmi il cuore anche per tutti quelli che non l’hanno fatto, e che non ci sono stati.
Come se coi sogni si potesse scherzare.
Ringrazio anche quelli che mi hanno votato per scongiurare le pestilenze che lanciavo, dalle creste di gallo all’ipertrofia del glande. Ringrazio la giuria che ha creduto in me, sperando di essere all’altezza delle aspettative.
E mentre mi sento idiota come Miss Italia che pronuncia le frasi di rito nel momento in cui le posano la corona sul testone, cerco di capire cosa sta succedendo. Che ancora non lo so.
Dal vetro del mio ufficio di plexiglass vedo ancora Re Giovanni Senza Terra (che qui mica posso dirla tutta) con i suoi cinque laptop che manco Bill Gates, che mi detta le e-mail perché pensa che io non sappia scriverle da sola.
Il mondo è decisamente da un’altra parte.

Grazie Maggie


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