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grazie per la camicia

Creato il 15 marzo 2015 da Plus1gmt

“C’è una rotonda, poco dopo l’uscita dell’autostrada alla porte del paese. Accosti con la macchina e ti avvicinano dei signori anziani”, mi racconta Robi, “che chiedono agli automobilisti se vogliono essere accompagnati dai mobilieri.”
Robi e il suo compagno sono appena andati a vivere da soli, dopo nemmeno due mesi in cui si sono messi insieme. Non c’è niente di cui stupirsi. Ai tempi l’ho fatto anch’io ed è abbastanza naturale se hai più di trent’anni e hai una certa esperienza di come vanno le cose, di chi sono le persone di cui vale la pena, se c’è una fregatura dietro l’angolo, se sai se è una cosa che non durerà o vedi tutti i presupposti per la storia della tua vita.
Robi e il suo compagno non sapevano di questa consuetudine dei pensionati che arrotondano con le percentuali dei produttori che lavorano nel distretto del mobile alle porte di Milano. Una specie di PR che anziché farti entrare in discoteca ti guidano con la loro macchina alla fabbrica per cui prestano quel curioso servizio. Ti indicano persino dove si entra, nel massimo del rispetto del cliente ti fanno passare prima dalla porta d’ingresso. Dentro, si fanno riconoscere dal proprietario o dal primo venditore libero, in modo che non ci siano dubbi su chi abbia condotto lì quel potenziale cliente.
“Ci hanno proposto una copia perfetta del divano di marca che volevamo per il nostro salotto ma a meno della metà del prezzo”.
Chissà se nell’arredamento funziona come per le borse di Luis Vuitton o i giubbotti Moncler, che quando li vedi addosso alle persone che si vede che non se li possono permettere te le immagini in estate sulla spiaggia, a provarsi senza nessun imbarazzo capi invernali malgrado i quaranta gradi all’ombra.
Poi vedo che la Robi indossa una camicia azzurra da uomo, fuori dai jeans e con le maniche ampiamente rimboccate. Dev’essere nella fase in cui ci si mette i vestiti del partner per tenersi addosso un po’ dell’odore della notte appena trascorsa insieme. La Robi prima stava con un altro, una relazione comunque su cui non avrebbe scommesso nessuno e destinata a chiudersi. Il suo nuovo compagno l’ha conosciuto al corso di cucina. Avevano amici comuni aspiranti masterchef con cui organizzavano le pizzate e qualche serata a bere fuori. Poi una domenica mattina una del gruppo ha chiamato prima lei e poi lui per invitarli a un brunch in centro, e non so come ha fatto ma ha intuito dai rumori di fondo simili che avevano dormito insieme. Con una po’ di invidia ha diffuso il pettegolezzo che è arrivato persino all’uomo di allora della Robi, che comunque aveva già i giorni contati nella sua vita anche senza quell’episodio.
Dovrei chiedere a questo punto della conversazione alla Robi, per pura convenzione, quale modello di divano hanno commissionato a quello che definirei un contraffattore, poi però mi viene in mente la mostra fotografica che ho visto ieri sera. Animali e loro dettagli fotogenici, esseri viventi della stessa specie tutti uguali, e mi chiedo come facciano per esempio i fenicotteri a distinguersi tra di loro. E ancora più giù nella catena evolutiva, le mosche, i rettili, i molluschi. Forse però non hanno bisogno di sapere chi sono le altre mosche o gli altri fenicotteri che incontrano, pensano a sopravvivere e riprodursi, e mi chiedo su cosa abbiamo puntato noi del genere umano – al momento della nostra autodeterminazione a esseri evoluti – per distinguerci così dal resto.



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