GRECIA: LA GRANDE DEPRESSIONE DEL 2012!icebergfinanza | icebergfinanza:
.......Stefano Zamagni, docente di Economia politica all’università di Bologna, interviene con parole dure, in un’intervista a Il Messaggero, sulla questione del debito della Grecia.
ROMA – Per Stefano Zamagni, docente di Economia politica all’università di Bologna, l’Europa sta commettendo l’errore gravissimo di «ragionare con la testa dei tecnocrati, che non conoscono la Storia e la matrice culturale di ciascun paese».
I sacrifici imposti alla Grecia saranno controproducenti?
«La Storia ce lo insegna: se a un popolo si impongono sanzioni troppo pesanti poi le cose vanno a finire male. Oltretutto a Bruxelles dovrebbero ricordarsi che la Grecia è un Paese diverso dagli altri».
Diverso in che senso?
«La Grecia ha dato più di ogni altro paese alla cultura occidentale, a cominciare dal concetto di democrazia, ma non è mai riuscita a tradurre e ad applicare nel suo Paese quei concetti e quei principi. La Grecia è un paradosso, e anche questa è una parola che hanno inventato i greci».
E allora, siccome la Grecia è un paradosso, gli europei devono coprire i loro debiti?
«Che vogliamo fare invece? Li vogliamo ammazzare tutti, questi greci? È inutile elencare gli errori che hanno commesso. Semmai ricordiamoci degli errori commessi dall’Europa».
Quali errori?
«Bisognava intervenire due anni fa, appena il cancro si manifestò. Due anni fa, prendendo sotto braccio la dirigenza locale, la si poteva seguire e guidare, sulla base di un principio di solidarietà che è scritto anche nel Trattato di Maastricht, e che invece non si è applicato. I greci andavano messi in riga allora, e invece si è tollerato che andassero avanti facendo finta che Bruxelles o Francoforte stessero scherzando. Adesso siamo in una situazione disperata, con migliaia e migliaia di persone che per mangiare devono rivolgersi alla Caritas, e l’arcivescovo che dichiara: «Ormai non abbiamo più niente». E ora, per soddisfare un criterio di per sé giusto, vogliamo far morire la gente di fame, o magari scatenare una guerra civile?»
Che bisognerebbe fare allora?
«Si dovrebbe trovare una via d’uscita negoziata, come si fa con un’impresa che va male. Si potrebbe proporre ai greci: noi vi allunghiamo le scadenze del debito e vi aiutiamo nella fase di transizione, a condizione che voi facciate le riforme necessarie».
Quali riforme?
«In Grecia c’è un dieci per cento di popolazione super ricca, ci vorrebbe perciò una riforma fiscale che andasse a toccare quei patrimoni improduttivi. Bisognerebbe cambiare il sistema bancario, bisognerebbe riformare la legislazione sul mercato del lavoro. Si dovrebbe fare insomma quello che stiamo facendo noi in Italia. Ecco, se a Bruxelles ci fossero persone dalla vista lunga direbbero: cari greci, seguite l’esempio italiano».
Però la situazione greca è molto più grave della nostra. Provvedimenti come quelli adottati dall’Italia non sarebbero certo sufficienti a risanare quel disastro economico.
«È vero, ma loro sono anche un Paese molto più piccolo. Stiamo parlando di un debito di 300 miliardi, non di 3 mila. Con uno Stato più piccolo della Lombardia, che rappresenta appena l’uno per cento della popolazione europea, non dovrebbe essere difficile trovare una soluzione graduale. I grandi politici di ieri, Schumann, Adenauer, De Gasperi avrebbero scelto questa strategia. Invece oggi in Europa predominano tecnocrati che applicano le ricette alla lettera. Un genitore, se un figlio gli va storto, non lo mette mica in catene». ILMESSAGGERO
E ancora andiamo avanti ascoltiamo cosa ci racconta Marcello De Cecco sulla Repubblica
Tagli e tasse invece di riforme, così la cura greca della troika crea recessione e gonfia il debito Per il vecchio continente è di nuovo recessione, che potrebbe sfociare in grave depressione. In queste condizioni, intestardirsi in politiche deflattive è suicida. La “riforma” europea carica tutto il peso dell’aggiustamento sui Paesi in deficit e non impone nulla a quelli in surplus. In più, le risorse messe in campo nulla possono contro la potenza di fuoco illimitata dei mercati.
LA FAVOLA DI ESOPO
Dopo il summit di Bruxelles il messaggio inviato alla Grecia e a tutti i paesi in difficoltà è stato quello della favola di Esopo. Le formiche europee hanno detto alle cicale europee, in particolare alla cicala greca: “Hai voluto cantare tutta l’estate. Ora crepa”. Il fatto è che, a livello macroeconomico questo non va affatto bene nemmeno per le formiche, e i satelliti della Germania se ne stanno accorgendo, a partire dalla Finlandia. E comincia ad accorgersene anche la Germania. Ma lo hanno capito anche i greci, e questo induce molti di loro a dimenticare le ragioni che li hanno portati alla insolvenza. Tanto da indurre il ministro tedesco Schauble ad affermare che se si continua così, nel 2020 il debito pubblico greco non sarà il 120% del Pil, come previsto dall’accordo coi creditori, ma il 146%, livello del tutto insostenibile. Perciò la signora Merkel, insieme alla sua eco francese, mellifluamente suggerisce che a garanzia del debito greco bisognerebbe istituire un fondo di ammortamento, non amministrato dai greci, nel quale versare i contributi della Ue alla Grecia e i cui proventi dovrebbero andare solo a ripagare il debito. Poco prima aveva suggerito la nomina di uno straniero a supervedere i conti greci.
LA TROIKA FALLISCE MA INSISTE
Nell’ultimo rapporto sulla situazione greca, l’Fmi si lagna del fatto che la Grecia, anziché realizzare una seria politica di riforme strutturali abbia adottato misure di restrizione della spesa e aumento delle imposte che hanno come risultato la deflazione. Malgrado questa aperta ammissione del fallimento della ricetta imposta dalla troika alla Grecia, dato che le misure deflattive furono parte integrante del pacchetto negoziato per il primo piano di aiuti, Fmi, Commissione europea e Bce hanno continuato a insistere anche su tali misure deflattive, pur dopo aver compreso che da esse è derivato il crollo del Pil greco rispetto ai livelli del 2007 in ciascuno degli anni successivi, e che ad esso va attribuito il crollo del gettito fiscale.
Chi glielo spiega cosa accadde alla Germania dopo il trattato di Versailles, chi glielo spiega cosa accadde all’America di Franklin Delano Roosevelt negli anni 36/37 in ripresa dalla Grande Depressione, chi glielo spiega ad un gruppo di esaltati accademici pervasi dal sacro fuoco della redenzione…idioti!
Si un manipolo di falliti amministra il fallimento delle Nazioni, quanto tempo manca ad una nuova Norimberga della finanza e della politica?
Nel fine settimana è in arrivo la nuova analisi dal titolo “STRONG BUY ITALIA” un viaggio nell’Italia che verrà, osservando le dinamiche che ci attendono nelle prossime settimane per gettare le basi per i prossimi anni.
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