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"Green zone" è un prodotto in cui stenterete a riconoscere il regista, Paul Greengrass. Perchè del vecchio Greengrass non ha che qualche gamma di scelte formali e poco altro. Il film sulla guerra Iraquena diventa un action-movie che anche con la saga Bourne ha poco a che vedere. Completamente privo di articolazioni narrative che diano credibilità, è un tam tam che non causa nello spettatore alcuna emozione. Ma più che l'asetticità, che può essere funzionale alla trama, qui manca proprio la trama. Almeno quella dei sottotesti e delle sottotrame, del tutto senza senno e senso. Fare un film sull'Iraq è coraggioso nella misura in cui si esprime una critica verso il sistema che ha agito la guerra, ma la banalizzazione delle motivazioni reali su scala cinematografica è in agguato. E la guerra in Iraq, in "Green Zone" diventa, con coraggio, la guerra delle verità oggettive (Intelligence deviata, Washington coinvolta, documenti costruiti ad hoc), ma il film le mescola e le addossa una sull'altra senza una chiarezza espositiva che risponda ai caratteri della fruzione con quelli dell'analisi documentaria. Il film, che ha un buon cast, Matt Damon in primis, diventa un prodotto mediocre, perchè sceglie una direzione sbagliata, segno che Greengrass non rischia del tutto. "United 93" era un piccolo film, asettico e compatto, claustrofobico e ben girato; "Green Zone" è un film a grande budget, disomogeneo e asettico, girato con perizia ma senza genialità. Le ferite dell'11 Settembre sembrano essere sanate, le responsabilità della guerra in Iraq sono troppo forti per vederle tutte insieme chiaramente. Un pò di confusione narrativa aiuta.
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