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Grexit o non Grexit?

Creato il 29 gennaio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

La recente vittoria elettorale di Syriza in Grecia rappresenta un messaggio forte e chiaro alle autorità europee: non si può cercare di risolvere una crisi di queste dimensioni con misure di austerity, senza che il popolo ti volti le spalle. In sei anni, il PIL greco è crollato di un quarto, la disoccupazione è vicina al 30% e il reddito medio delle famiglie è crollato del 20%. Comprensibile è, quindi, la volontà di porre fine a questo strazio sociale e le proposte lanciate da Tsipras vanno in questa direzione. Occorre, però, fare chiarezza su alcune questioni che avranno un peso essenziale nel determinare il corso degli eventi futuri: dalla trattativa fra il governo e la Troika, fino all’eventualità di un’uscita della Grecia dall’Euro (la cosiddetta Grexit).

Grexit o non Grexit?

L’eventualità che la Grecia tenti di ottenere la cancellazione del suo debito, o almeno di una parte di esso, potrebbe causare, in ultima istanza, la sua fuoriuscita dal “club” dell’Euro. Sarebbe una scelta politica sconsiderata, non solo esaminando le conseguenze economiche disastrose che comporterebbe, ma anche prendendo in considerazione i rispettivi poteri di negoziazione della Grecia e degli altri Paesi UE. Se la Grecia decidesse di non pagare, non sarebbe più nelle condizioni di ricevere aiuti dalla BCE (che sinora ha sostenuto le banche greche con circa 100 miliardi) e questo causerebbe un tracollo, se non un collasso completo, del sistema bancario, con tutto ciò che ne consegue. Inoltre, al contrario di ciò che comunemente si pensa, la Grecia non può neanche far affidamento sull’ “effetto minaccia”. L’uscita della Grecia dall’Euro non determinerebbe un collasso dell’intera Eurozona: la BCE e l’UE nel suo complesso hanno lavorato sodo negli ultimi anni per minimizzare gli effetti di contagio di questo evento.

L’uscita dall’Euro della Grecia può risultare non solo da un fallimento nelle negoziazioni con la Troika, ma anche dal risoluto perseguimento delle proposte fatte da Syriza in campagna elettorale. Per sostenere tagli di tasse e aumenti di spesa, come quelli contenuti nel programma di Tsipras, non ci sono molte possibilità: servono risorse che solo creditori internazionali o prelievi forzosi possono garantire. Nel caso in cui i creditori siano riluttanti a prestare altro denaro (e l’andamento della borsa di Atene negli ultimi giorni è significativo in questo senso) e il governo guardi con diffidenza a un prelievo forzoso (politicamente, un suicidio), l’unico modo che ci sarebbe per sostenere maggiori spese sarebbe uscire dall’Euro e stampare nuova moneta (presumibilmente la Drachma), decisamente svalutata sia rispetto all’Euro sia rispetto ai valori pre-Euro. Questo scenario sembra suggerire che il mantenimento delle proposte presentate da Syriza sia incompatibile con una permanenza nell’Euro, a meno di un esito delle negoziazioni particolarmente favorevole alla Grecia.

Tuttavia, se si garantissero alla Grecia condizioni eccezionali, ogni paese (anche l’Italia) avrebbe tutte le ragioni di chiedere concessioni e si verrebbe a creare un’unione monetaria in cui i debitori, e non i creditori, sono in posizione di forza: uno scenario poco sostenibile se non attraverso l’inizio di un lento processo di condivisione dei debiti dei paesi della zona Euro. Una moneta unica con debiti separati è probabilmente poco sostenibile nel lungo termine, ma allo stesso modo lo è un debito comune senza una politica fiscale centralizzata (a Bruxelles). Anche in questo caso, dunque, appare improbabile che il programma di Tsipras possa essere attuato, senza un abbandono dell’Euro.

Grexit: una possibile soluzione

Verosimilmente, nessun paese paga in toto il debito che ha contratto nel corso del tempo; ciò che uno Stato deve pagare sono gli interessi su tale debito. Ora, la Grecia gode di tassi di interesse per lo meno benevoli (1,82%) sui debiti contratti con altri paesi dell’UE e se crescesse allo stesso ritmo del 2014 in futuro potrebbe rendere il suo debito sostenibile senza ricorrere all’abbandono della moneta unica. Per sostenere una crescita continua, la Grecia ha bisogno di portare a compimento un processo di riforme incisive e sostenere la battaglia delle sinistre europee per una maggiore flessibilità da applicare alle politiche di bilancio, oltre a godere degli ipotetici benefici del Quantitative Easing, fortemente voluto da Mario Draghi. Per ciò che specificamente riguarda il debito, il governo potrebbe chiedere un’ulteriore dilazione nel tempo dei pagamenti, che possa concedere un po’ di respiro alle politiche di bilancio nel breve termine.

Tags:Bce,Debito,Grecia,Grexit,mario draghi,pil,The Europe Justice,Tsipras,UE,Unione Monetaria

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