A quanto pare Beppe Grillo si è messo in testa di regalare anche i restanti 5,8 milioni di voti rimastigli a Renzi. Così ha pensato bene di incontrare Nigel Farage a Bruxelles per vagliare la possibilità di imbastire un gruppo europarlamentare sotto la rassicurante ala xenofoba dell’Ukip.
Farage non è proprio uno sconosciuto in Italia, quasi certamente non si conosceva la sua linea politica né il suo passato di Tori andato a male dopo la caduta di Margaret Thatcher, ma da anni spopolavano sui social i suoi video al vetriolo che attaccavano pubblicamente la politica economica dell’Ue a discapito delle sovranità nazionali. Famoso quello dove accusa Von Rompuy di essere un emerito sconosciuto apolide (infatti è Belga), piazzato alla guida del Consiglio Europeo dalla Bce e dalle lobbie bancarie con l’interessato placet della Germania .
A dire il vero Von Rompuy sembra più un “grigio” mal mascherato che ha il compito di indebolirci per poi permettere alla razza aliena occultata in orbita di conquistarci, ma in mancanza di prove dobbiamo accettare l’ipotesi peggiore, è proprio così come lo vediamo!
Farage è dunque un disturbatore senza idee che infarcisce la propria vocazione xenofoba di populismo spicciolo in pieno british style per ottenere facili consensi, consensi che gli hanno permesso di spezzare lo storico bipartitismo inglese e vincere le europee.
In fondo il leader dell’Ukip sembra più somigliare a Marine Le Pen che a Grillo, ma il dissidio storico-geografico è molto più potente di quello ideologico, se di ideologia si può mai parlare in questi casi: la fascista francese preferirebbe mille volte indossare a vita una felpa verde pisello usata da Salvini anziché fare culo e camicia col suo corrispettivo inglese, e Farage, pur di non allearsi con una donna francese, si metterebbe da solo del plutonio nel suo earl gray, nonostante il suo cognome tradisca una lontana ascendenza bretone.
Grillo a sua volta è in evidente stato di choc, la qual cosa non sarebbe poi un’assoluta novità se non fosse per il fatto che stavolta ha perso quasi tutto mettendo in gioco una posta troppo alta sul tavolo delle europee. Ora Beppe è come un giocatore patologico e disperato che tenta di rifarsi a fine serata dando in pegno anche la macchina elettrica e i parenti stretti.
Preso dal desiderio di rivalsa sarebbe disposto a tutto, e nel suo irrecuperabile delirio segue questa malata strategia: è meno compromettente e più rassicurante trattare con un gessato razzista inglese ultraconservatore anziché inchinarsi alla passionale boria di una fascista francese. Tutto all’insegna del Keep Calm e facciamo l’ennesima cazzata!
Così, senza saper né leggere e né scrivere, e senza dire nulla ai suoi parlamentari di cui “era” semplice portavoce, va da Farage per concordare strategie e alleanze.
Possiamo immaginare di cosa possono aver parlato, anche senza l’occhio vigile dello streaming: corre voce di una possibile alleanza che escluda il Front National della Le Pen e che miri ad una o due commissioni parlamentari. Piccoli passi insomma: oggi una commissione o due, domani la Polonia, poi la costruzione di una fortezza sulla Maggiorasca battezzata “La Tana del Grillo” e infine il mondo.
L’incontro tra Grillo e Farage ha suscitato legittimi malcontenti e severe perplessità anche all’interno del Movimento, ma Grillo non può permettersi di perder tempo: se vuole rovinare tutto e subito non può certo star lì ad ascoltare i suoi parlamentari.
Se è sempre buona regola, per un normodotato, contare fino a dieci prima di prendere una decisione consiglierei anche a Grillo di fare altrettanto, ma con la sola variante di contare ad uno a uno tutti i capelli di Casaleggio.
Nel frattempo i parlamentari pentastellati stilano un dossier in cui ammettono e analizzano i motivi della disfatta: toni troppo duri, scelte comunicative infelici e controproducenti, perché arroganti e aggressive, per non parlare di una campagna elettorale sbagliata: sia perché incentrata unicamente sul web e sia perché nessuno si è premurato di far conoscere sul territorio dei candidati totalmente sconosciuti.
Una strategia sbagliata che va cambiata: va ridimensionato e rivisto il ruolo delle agora, casomai supportarlo facendo conoscere le iniziative del Movimento nelle università e nelle scuole. Lavorare di più sul territorio e attraverso i mezzi di comunicazione tradizionali, anche per evidenziare la competenza raggiunta dai parlamentari e degli attivisti che spesso vengono descritti come incapaci e inadeguati.
Questo documento prende atto non solo della sconfitta ma si prefigge degli obbiettivi costruttivi e responsabili. I parlamentari cinque stelle tentano di prendere le distanze dai toni dettati da Grillo e cercano di rendere la sconfitta un punto di inizio per un processo di democratizzazione interna del movimento. Finalmente hanno preso coscienza di essere la prima forza del paese, anche se l’esito delle europee l’ha fortemente ridimensionata, con tutte le responsabilità istituzionali e civili che ne conseguono. Un ottimo atteggiamento.
Inutile dire che l’iniziativa ha provocato le ire dei due fondatori, i quali – con immancabile atteggiamento autodistruttivo – vorrebbero mantenere la solita e sterile linea dura, cosa che non potrà fare altro che aumentare il malcontento interno. Si prevede dunque maretta, anche se l’autoritarismo di Grillo e Casaleggio è stata minato non poco dell’esito delle Europee. A questo punto converrebbe loro reintegrare i purgati, ritirarsi a vita privata e aspettare che Gaia arrivi il prima possibile per stabilire un nuovo ordine mondiale. Lunga vita e prosperità.
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