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Grillo non gradisce i voltagabbana

Creato il 05 marzo 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

showposterI “marziani” appena sbarcati in Parlamento si sono ritrovati a Roma con il leader Beppe Grillo per ribadire che non ci saranno alleanze con i partiti e poi si vedrà. TgLa7 Cronache riporta la notizia della prima riunione degli onorevoli del M5S. I loro volti cominciano ad emergere dal nulla e piano piano inizieremo a memorizzarli. Pochi, in realtà, perché i grillini non amano parlare con i giornalisti e fuggono dalle telecamere. Un’assemblea, rigorosamente blindata, per fare reciproca conoscenza  e poi la decisione unanime di passare la palla, per le cose che contano, a Grillo e Casaleggio che, come d’abitudine ha fatto parlare, prima internet.

Un lungo post sul suo blog, tutto dedicato alla contestazione dell’articolo 67 della Costituzione. Quello che recita: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

Perché? Il pensiero va ai tanti voltagabbana che ci sono stati negli anni scorsi ovvero a tutti quei parlamentari che hanno cambiato il proprio partito passando da uno all’altro e questo naturalmente ha contribuito non poco all’instabilità politica. Questo fatto a Grillo non piace. Calci a chi cambia casacca e un calcetto alla Costituzione che nel suo articolo 67 sancisce nero su bianco il principio che esclude il vincolo di mandato per gli eletti. Nel post, dal titolo “Circonvenzione elettorale”, Grillo spiega che gli eletti non possono fare “il cavolo che gli pare” e io ho usato un eufemismo, dovranno rimanere fedeli al partito e al Movimento se no, “fuori a calci”.

Un monito che risuona come un dictat. Un legaccio per la pattuglia dei 163 nuovi eletti tra deputati e senatori 5stelle.   “Si tratta – scrive il leader dei 5 Stelle con l’evidente scopo di mettere in guardia i suoi militanti – di una pratica molto comune nel Parlamento italiano, adottata da voltagabbana, opportunisti, corruttibili, cambiacasacca”.

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E i grillini come hanno reagito? -  Sara Paglini neoeletta al senato commenta:” Quello che è successo negli ultimi anni mi ha molto indignata, questi salti di poltrona non li ho mai visti come una cosa buona per il paese, se uno è al governo deve cercare di governare secondo coscienza”.  Maurizio Romani: ” Non ci limita la libertà perché a differnza di quello che nella campagna elettorale avete sentito dire da tanti, abbiamo sempre parlato a nome del movimento e di coloro che ci hanno votato. Se deciso di pensarla in maniera diversa, non passo dall’altra sponda, me ne torno a fare il mio lavoro”.

Tutti compatti e uniti nella battaglia del cambiamento. “Il voto è un contratto tra lettore ed eletto ed è più importante di un contratto commerciale, dice Grillo – riguarda infatti la gestione dello Stato. Se chi disattende un contratto commerciale può essere denunciato, chi ignora un contratto elettorale non rischia nulla, anzi di solito ci guadagna. E’ ritenuto del tutto legittimo il cambio in corsa di idee, opinioni, partiti. Si può passare dalla destra alla sinistra, dal centro al gruppo misto, si può votare una legge contraria al programma. Insomma – si sottolinea nel blog – dopo il voto il cittadino può essere gabbato a termini di Costituzione”.

Fortemente voluto dai padri costituenti, l’art.67 è uno dei fondamenti della democrazia parlamentare, norma che lascia ai singoli deputati la libertà di voto, insomma secondo la Costituzione i neoeletti non sono automi o soldati ma prima di tutto persone libere. Un principio che ha il suo lato controverso ovvero la possibilità di generare ribaltoni e proprio il rischio di fuoriuscite sembra preoccupare Grillo che aveva già detto in passato :” anche noi ce l’avremo qualche Scilipotino, qualcosa attaccherà anche noi”.  Cambi di giacca, di fronte e  transumanze in Parlamento hanno contribuito da tempo all’instabilità politica e sono ancora freschi i casi di Razzi e Scilipoti, ex IDV passati al centro destra e rieletti nel PdL o lo stesso caso De Gregorio al centro di una vicenda giudiziaria che ipotizza un reato di corruzione vera e propria.  3.000.000 milioni di cui 2 in nero, per passare dall’altra parte e far cadere l’allora governo Prodi. Per non parlare della prima Repubblica dove il recordman della virata, Clemente Mastella passò prima dalla Dc, poi al centro sinistra, poi all’Udeur popolari e Udc, ecc.ecc.  Spesso i ribaltisti finiscono nel gruppo misto e in gergo i nomi si sprecano: banderuola, anfibi, camaleonti, turaccioli, riciclati, traditori, voltagabbana, negli anni se ne sono sentite tante di polemiche, ma da essere presi a calci è la prima volta.

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Del resto come criticare le ansie di Grillo, consapevole che il suo gruppo sarà il più corteggiato in parlamento? “La circonvenzione di elettore è così praticata da essere diventata scontata, legittima, la norma. Non dà più scandalo. Viene concessa al parlamentare libertà preventiva di menzogna, può mentire al suo elettore, suo datore di lavoro, senza alcuna conseguenza, invece di essere perseguito penalmente e cacciato a calci dalla Camera e dal Senato”.

Un avviso ai suoi, contro ogni tentazione e un consolidamento della parola d’ordine “l’unione fa la forza” con l’obiettivo di  marcare la distanza tra i partiti e spingerli ad avvicinarsi ai temi dell’antipolitica.


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