Adultera quella notte
che vaga in mutande.
Due bocche con la frode
alle spalle e quelle cosce
in calze bucate…
Lontana la strada e i suoi semafori
rossi, la moneta calda della vedova
sotto al velluto.
Non condannare a morte il Piacere:
è più tiranno di un ventre a digiuno
o di un bicchiere a terra.
Corpi in camera oscura,
quei negativi a scomparire…
Il sorriso felino dell’alba si guarda allo specchio e
uccide.
Il muro tace
le sue crepe a riprendere fiato.
***
Su quel marciapiede di tasti non fuggire
così mortale allo zenit…
In vernice le iridi e volti a riflesso,
note in bocca, unghie,vaticinio inespresso
quel calore tra i palmi….
Spartito che é la tua vita e il mio strazio tra dune,
denti di ghiaccio, coralli, eroine in grembo.
Squallida tra stracci d’arcano e
quell’odore vissuto e viziato per notti,
albe sole e tempeste.
Tiranna,
violentami piano,
ti prego.
[Immagine: FK - Gene curvante.]