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Grossman e il coltello dell'esistenza

Creato il 06 luglio 2014 da Lucia Savoia

Di non facile comprensione, spesso accantonato dopo poche pagine, troppo poche per poter essere compreso, Che tu sia per me il coltello è la dimostrazione di quanta intensità possa ancora regalarci un romanzo.
Come un esercizio di lettura e scrittura insieme, mentre si gustano queste pagine dense di parole mai inopportune, viene quasi naturale sottolineare o annotare le espressioni più belle.
Bello è un aggettivo ormai abusato, ma non riesco a trovarne uno migliore per descrivere l'opera di David Grossman; qui tutto è misurato, tutto è calibrato e mai troviamo quello sfoggio di emozioni spesso inopportuno e melenso, a tratti patetico.
Grossman e il coltello dell'esistenza"Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso" scrive Yair a Myriam, perché questo è un romanzo epistolare e qui ogni parola scava dentro l'anima di ciascuno di noi.
In un gruppo di persone un uomo vede una donna che sembra volersi isolare. Quell'uomo è Yair e lei, Myriam, con un solo impercettibile gesto ha aperto in lui un mondo; un mondo fatto di piccole cose, di gesti quotidiani non più meccanici ma vissuti, un mondo da sempre esistente ma solo ora degno di nota.
Yair propone a Myriam d'iniziare una corrispondenza e da quel momento le parole diventano coltelli, i confini dell'Io svaniscono e tutto acquista valore.
Le lettere riempiono i giorni ma soprattutto colmano i vuoti e ben presto si trasformano in un'impalpabile richiesta d'aiuto.
Yair e Myriam si abbandonano, pongono la loro anima "nella mano dell'altro", gettando "tutte le motivazioni logiche nel pozzo più profondo del Beit-Zeit" e quando, nel finale, finalmente i due s'incontrano, l'emozione di leggerli insieme, contemporaneamente, è immensa.
La loro anima è talmente tangibile che le loro storie (d'amore, di maternità e paternità, umane) diventano le nostre e quasi non vogliamo perdere quei personaggi così vicini e così lontani allo stesso tempo.
Stringiamo il libro a noi trattenendo il fiato, assaporiamo ogni pagina con la consapevolezza che sarà difficile (ri)trovare altrove una naturalezza così disarmante.
Grossman e il coltello dell'esistenza
Yair sei tu, siamo noi. Le sue domande arrivano non solo a toccare l'anima e il corpo di Myriam ma anche i nostri.
E le risposte di lei spalancano tanti orizzonti, tante finestre da far quasi freddo, fessure che non siamo in grado di chiudere perché non vogliamo.
L'autore lascia parlare i protagonisti, qui non c'è bisogno di mediazione alcuna perché tutto scorre, è perfetto così.
Davvero, andate oltre le prime pagine, tentate di armonizzarvi alla prosa di Grossman; il risultato sarà strabiliante.Articolo originale di Sentieri letterari. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.


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