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Creato il 07 dicembre 2011 da Gaia

Per quanto io sia avversa alla pratica di ragionare per categorie, se c’è una categoria verso la quale mi sento in diritto di provare una forte antipatia generalizzata e appena mitigata da poche pur lodevoli eccezioni, questa è la categoria dei commercianti di Udine. L’ottusità, la sgarberia*, la mancanza di creatività tipica di una certa provincia snob, la costosa obsolescenza della merce che offrono, e soprattutto il loro ostinato remare contro ogni piccolo miglioramento che a fatica l’amministrazione apporta alla nostra soffocata città, mi farebbero venir voglia di vederli fallire uno dopo l’altro, di vederli vendere le macchine costose, i gioielli, le pellicce, e levarsi, economicamente parlando, tutti dai piedi… pensate che io esageri? Li ho visti, agghindati e accigliati, comodamente seduti in consiglio comunale per credo la prima e l’unica volta in vita loro, a protestare contro la pista ciclabile anoressica che alla fine si era fatta in via Zanon mentre noi, ciclisti e ambientalisti, peggio vestiti, in piedi, in un angolo, spernacchiati, manifestavamo a favore, accontentandoci di quel poco che ci era concesso.
Perché tanto livore, direte voi. Perché queste persone vogliono far pagare alla collettività il peso dei propri fallimenti, minacciando non solo la vivibilità della città ma anche la vita dei cittadini, perché non possono non sapere che l’inquinamento avvelena e uccide e che ogni giorno un pedone o un ciclista viene travolto dalle automobili, e qui si parla di vita e di morte non di affari che vanno male.
Vengo a quello che mi fa tanto arrabbiare, se no non si capisce.
Leggo sul Messaggero Veneto il resoconto di una scena caricaturale, in cui l’associazione dei commercianti “Noi per Udine” incontra il sindaco per parlare di mobilità, e si levano grida “vogliamo più parcheggi! vogliamo più automobili in centro! riapriamo via mercatoevcchio al traffico!” Questa polemica va avanti da anni, praticamente sempre uguale.
Io non capisco, e questa non è un’affermazione retorica perché veramente non capisco, come nessuno abbia ancora fatto notare ai commercianti e all’amministrazione comunale che si asciuga le lacrime per la povera città che se veramente la morte del centro fosse da attribuire alla mancanza di parcheggi non si spiegherebbe come mai durante l’ora dell’aperitivo ci sono vie in cui non si passa da quanto sono piene e, in particolare il venerdì e il sabato, trovare posto dentro ai bar è spesso impossibile. Eppure i negozi sono vuoti. Strano…
Sicuramente, vivo in una città in cui la pigrizia è assassina. Stando a dati dell’amministrazione, gli udinesi effettuano il 73% degli spostamenti in automobile. Il 73%!! Ma da dove a dove? Udine è una città di centomila abitanti!! Le biciclette portano dappertutto!! Una volta i carnici scendevano dalla montagna a piedi e i pescatori portavano il pesce da Grado in bici! E adesso neanche trecento metri!!
La cosa paradossale è che chi crede di camminare di meno andando al centro commerciale si dimentica tutta la strada che deve fare dal parcheggio, sempre più lontano, all’ingresso, e poi una volta entrato per raggiungere il negozio che gli interessa. Camminerebbe meno in centro prendendo l’autobus o lasciando l’auto in uno dei parcheggi gratuiti o a pagamento (regolarmente vuoti, mentre ci sono anche centinaia di auto in divieto di sosta contemporaneamente, leggere il Piano Urbano della Mobilità per credere). E poi cosa ci sarà di così orribile nel camminare… ti scaldi, ti sgranchisci le gambe, e ti guardi un po’ in giro…
L’amministrazione non ha le palle (come al solito) di dire a questi commercianti che devono fare un esame di coscienza, e non solo che non si torna indietro su piste ciclabili e pedonalizzazione (quello glielo dice), ma CHE HANNO TORTO e ci devono lasciare tutti in pace.
Io ogni giorno rischio la vita in una città ricca e pacifica, solo perché uso la bici, io ogni giorno vedo spazi che potrebbero essere belli, verdi, collettivi, occupati da parcheggi, io vedo vialoni lunghi chilometri intasati di automobili che vanno a fare shopping nonostante la crisi economica, io sono stata costretta a tacere per avere il permesso di partecipare a una riunione tra ambientalisti e commercianti in cui questi ultimi potevano dire quello che gli pareva senza sentire obiezioni, io vedo spendere soldi pubblici per incentivi di tutti i tipi all’automobile quando non ci sono autobus né corriere sufficienti e si tagliano i treni, io giuro che non ne posso più.

E non dico nulla sulle guerre per il petrolio. Rideremo quando finirà.

* Potrei raccontarvi numerosi aneddoti, come la volta in cui fui costretta a cercarmi da sola la merce arrampicandomi tra scaffali polverosi, ma non vi tedio.


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