Ironia della sorte, o beffardo segno del destino, proprio nel giorno della ricorrenza della liberazione nel nostro paese WikiLeaks pubblica 779 files, redatti tra il 2002 ed il 2009, classificati come segreti relativamente a quella che è una delle pagine più buie delle democrazie occidentali: la prigione di Guantanamo.
Al momento, tra i media partners dell’organizzazione guidata da Julian Assange solamente The Washington Post, The McClatchy Company, El Pais e The Telegraph hanno pubblicato estratti e sintesi della documentazione che era stata ricevuta da circa un mese e sulla quale Wikileaks ha tolto l’embargo, il veto di pubblicazione, stanotte dopo aver saputo che altri mezzi di comunicazione erano in possesso della documentazione e stavano per pubblicarla.
Si è così, infatti, venuta a creare una sorta di “leak dei leaks” che ha consentito al New York Times di pubblicare i files, ottenuti da altra fonte, cedendoli a sua volta alla NPR ed al Guardian.
Al di là della copertura mediatica e delle vicende connesse, che sarà certamente interessante approfondire appena possibile, i files, ordinati per numero dei prigionieri [Internment Serial Number], nome o nazionalità, confermano, documentandolo, le malversazioni, l’arbitrarietà, spesso esercitata erroneamente, e gli orrori e gli errori del centro di reclusione nel quale permangono ancora 181 detenuti, costato, sin ora, oltre 500 milioni di dollari al Governo degli USA.
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Il NYT, al riguardo, ha pubblicato una timeline interattiva che sintetizza tutti gli avvenimenti all’interno del centro di detenzione ed evidenzia i casi dettagliati degli errori più evidenti dei detenuti che venivano classificati secondo il supposto livello di riscio che presupponevano per la sicurezza degli USA e con le indicazioni di che fare con lui.
Il Governo degli Stati Uniti condanna aspramente la diffusione della documentazione ed al tempo stesso continua a bloccare l’accesso, il contatto, con Bradley Manning, il soldato al centro della vicenda. Ulteriori tentativi di mutilazione della democrazia e della giustizia speriamo destinati a naufragare miseramente.
Come recita il pay off di WikiLeaks, il coraggio è contagioso.
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