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Guardare o non guardare (ancora una volta) Vieni via con me?

Creato il 15 novembre 2010 da L'Immagine Allo Specchio
Guardare o non guardare (ancora una volta) Vieni via con me?Sicuramente invito, chi questa sera sa che guarderà la tv, a sintonizzarsi su Rai3. Ma non perché lo spettacolo sia da seguire, piuttosto perché non c’è nulla di meglio da vedere in tv. E questo è desolante. Desolante perché Vieni via con me non ha offerto, e penso non offrirà neanche stavolta, uno spettacolo utile alle coscienze. Ma intanto, perché parlo di spettacolo? Semplicemente perché la trasmissione di Fazio/Saviano non si discosta molto dalla tradizione del varietà: ospiti conosciuti più o meno in tutt’Italia, musica, pubblico in studio, apparato scenografico, ecc. Manca solo Fiorello.
Ma ora cercherò di analizzare in dettaglio le parti di cui si compone il programma.
I protagonisti
Saviano
La sua funzione non è ben definita. Per due ragioni.
La prima: non è televisivo. Ma questo aspetto non è poi così importante.
La seconda: ci sono giornalisti nel sud dell’Italia che non hanno la Mondadori che li difende. Ci sono giornalisti nel sud dell’Italia che vengono licenziati senza motivo perché hanno parlato di mafia o di collusione mafiosa. Ci sono giornalisti nel sud d’Italia che non hanno la scorta. Ci sono giornalisti nel sud d’Italia che hanno paura per la propria famiglia ed i propri parenti. Saviano, invece, almeno la scorta ce l’ha e ha anche una casa editrice che lo difende e che mai lo licenzierebbe (fintantoché venderà). A fronte di tutto questo mi chiedo: perché non si sbilancia? Perché, invece di parlare di eroi del passato che tutti conoscono e che i più hanno riabilitato, non ha fatto nomi e cognomi della mafia contemporanea e di chi "lotta contro"? Perché non ci ha aiutato a distinguere il marcio di oggi da ciò che dobbiamo salvare?
Infine, basta fare di Saviano un martire! Di questo la colpa non è sua. Sono colpevoli tutti coloro che lo trattano così solo per vendere più copie o, in questo caso, fare più ascolti.
Fazio
Un furbo chierichetto.
Benigni
Ormai attaccare Berlusconi è diventata un’operazione tanto scontata quanto ridicola. Non fa più sorridere e non produce risultati
Le liste
Una riproposizione trita e ritrita della celentaniana dicotomia rock/lento. Inutile soffermarsi sugli elenchi finali, ovvero sui motivi per andarsene o non andarsene dall’Italia. Non hanno senso di esistere. Ci sono e ci saranno sempre coloro che "guardano e passano" (o meglio, se ne vanno) e coloro che "guardano, si incazzano, si fermano e cercano di cambiare le cose". Chi ha ragione tra i due? Entrambi.
Cosa si salva
Tutto e niente.
Tutto perché il livello della televisione italiana è talmente basso che una trasmissione come questa non fa fatica a distinguersi dal vuoto pneumatico.
Niente perché non si capisce quale sia il fine di questa trasmissione. Approfondimento? No. Varietà? Forse. Antimafia? No. Tentativo di dare un’ultima e decisiva spallata al governo? Megalomania pura. Intento pedagogico? Neanche questo. C’è chi dice che una trasmissione come questa serva almeno per sensibilizzare gli spettatori su alcuni importanti temi della vita in società. Tentativo fallito.

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