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Guerra e Pace

Creato il 27 febbraio 2013 da Coriintempesta

guerra e pace

Volentieri pubblichiamo questo pezzo, tratto dal periodico l’Acropoli, foglio del nostro paese così come l’autore. Ci fa piacere proporre dei materiali prodotti sul territorio e che però spaziano su argomenti di carattere nazionale. Per quanto riguarda l’argomento in questione troviamo delle parti con cui siamo in accordo (superamento del pollaio destra-sinistra, necessità di pensare a lungo termine) e altre che ci piacciono meno: un richiamo al nostro compito come ‘cittadini del mondo’ ci sembra troppo simile a concetti “globalizzati”, proprio quelli che ci hanno portato ai disastri attuali. D’altronde richiamarsi al superamento della dicotomia destra-sinistra non basta a cavarsi dall’impaccio di una visione economica estremamente ideologica: Mario Monti docet. Detto questo vi lasciamo alla lettura del pezzo che, ripetiamo, rilanciamo volentieri, perchè tutte le idee portano al dibattito e dal dibattito uscirà il nostro futuro

di: Mariano Macale

Non c’è buio senza luce – recita l’adagio della canzone di Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, uno dei pochi parolieri presenti oggi nel panorama italiano e al tempo stesso facilmente raggiungibile dal grande pubblico. Inizialmente avevo concepito questo editoriale come un pezzo sulle strade, avrei parlato del dissesto, o potevo parlare di altri problemi, ad esempio la situazione del Museo a Cori. Ma il problema è che questi sono problemi, finanziamenti permettendo, risolvibili sul breve periodo.

Vorrei invece concentrarmi su cose che parlano meno alla pancia e più al cuore. Vorrei concentrarmi sui cosiddetti “valori”, i quali non rappresentano un problema principalmente “locale”. D’altronde non siamo qui per risolvere i problemi del nostro giardino, semmai siamo cittadini del mondo. E abbiamo pertanto l’obbligo morale di capire in che direzione stiamo andando.

Prima di tutto: ha ancora senso parlare di destra e sinistra? È nostra opinione ritenere che non possano esistere due fazioni politiche delle quali l’una persegue la felicità dei cittadini, e l’altra no. Accettare un tale sistema significherebbe dichiarare il fallimento universale delle logiche umane. Escludendo pertanto derive estremistiche fuori dai normali canoni democratici, dobbiamo dedurre che entrambe perseguano la felicità umana. D’altronde come è possibile che tali fazioni ci siano state ultimamente disegnate come in “opposizione”, in lotta perenne, e per ultimamente intendo negli ultimi duecento anni? Esse piuttosto dovranno collaborare tenendo presente la diversità del “come” per giungere invece a un fine comune e universale, intorno al quale non devono, non possono, non vogliamo che esistano dissensi.

Non si dica che questi sono intenti utopici. A forza di replicare “utopie”, abbiamo lasciato che i nostri ideali fossero sostituiti da intenti programmatici, incapaci di vedere al di là dell’orizzonte di un bilancio di fine anno.

Bisogna tornare a pensare sul lungo termine, ben al di là del tempo di una vita umana. Bisogna reimpostare i canoni di design legislativo sulle future generazioni, tornare a decidere oggi se siamo in tempo di guerra o in tempo di pace. Stiamo parlando di guerre combattute fuori dal territorio europeo ma parliamo anche di guerre combattute nella nostra mente, guerre ahimé culturali, scontri tra visioni diverse. Le porte del tempio di Giano devono essere chiuse o aperte? A questa domanda ci chiama il nuovo secolo. Mostriamoci in grado di rispondere come cittadini del mondo.

Fonte: L’Acropoli


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