In Siria il collasso del sistema sanitario mette a rischio la vita, rende disabili o sfigura per sempre milioni di bambini. E’ il grido di allarme lanciato da Save the Children nel Rapporto dal titolo ‘Un prezzo inaccettabile: l’impatto di tre anni di guerra sulla salute dei bambini in Siria’.
Uno scatto del gennaio 2013, mentre due bambini siriani giocano nel campo profughi di Zaatari in Giordania (photoblog.nbcnews.com)
Nel paese – denuncia l’organizzazione - due ospedali su tre sono distrutti, crollano le vaccinazioni, 80.000 i bambini affetti da polio e da 3.000 a 100.000 casi di leishmaniosi, solo un parto su quattro è assistito. Oltre 4,3 milioni di bambini sfollati interni, intrappolati nel conflitto in Siria – prosegue il Rapporto – subiscono tutti i giorni le gravi conseguenze di un sistema sanitario al collasso e hanno disperato bisogno di cibo, medicine, supporto psicologico e un riparo sicuro. Il 38% delle strutture mediche di base, e quasi tutte le ambulanze sono distrutti o inservibili. La metà dei medici ha abbandonato il Paese, altri sono stati uccisi o imprigionati, e tra il personale sanitario rimasto, in media, solo uno su 300 è un medico in grado di affrontare le emergenze. Ad Aleppo, una città che, secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe avere almeno 2.500 medici, ne sono rimasti solo 36 per assistere più di due milioni di persone.
La disabilità, le malattie croniche e le vaccinazioni. Tra i circa 575.000 feriti nel conflitto, sono tanti coloro che vengono condannati alla disabilità. Molti dei feriti che giungono quotidianamente negli ospedali sono bambini che arrivano spesso con ferite profonde o fratture esposte, e quando mancano i mezzi o le medicine necessarie si è costretti a ricorrere all’amputazione di braccia o gambe, per evitare sanguinamenti letali e poterli così salvare. In uno degli ospedali dove opera Save the Children, il 24% dei pazienti ha meno di 14 anni. In tutto il Paese, è più difficile o ormai impossibile fornire cure anche ai tanti bambini con malattie croniche, che sono parte dei 70.000 malati di cancro o dei 5.000 in dialisi, o di quelli affetti da leucemia. La copertura dei programmi di vaccinazione nel Paese – denuncia ancora Save the Children nel Rapporto – è crollata dal 91% dell’inizio del conflitto al 68% già dopo il primo anno di conflitto, e la polio, che era stata debellata nel 1995, ha oggi contagiato 80.000 bambini e si sta propagando silenziosamente, mentre i casi di morbillo e meningite sono in crescita. Inoltre, l’affollamento nei rifugi e le condizioni precarie di igiene sono causa dell’impennata dei casi di leishmaniosi, una malattia che colpisce gravemente gli organi interni, produce ulcere e può sfigurare per sempre. Questa è passata da 3.000 a 100.000 casi, e si segnala l’aumento delle infezioni gravi alle vie respiratorie, dei casi di dissenteria o di epatite.
Tra i più vulnerabili ci sono i bambini non ancora o appena nati: tre donne su quattro non hanno infatti più accesso all’assistenza per il parto, prima disponibile per chiunque (96%). Per il timore di un travaglio sotto le bombe, è raddoppiato il numero di parti cesarei (passati dal 19 al 45%), che avviene però spesso in condizioni mediche critiche. In una città sotto assedio, si è arrivati al 75% di parti cesarei. I neonati prematuri, o che necessitano comunque dell’incubatore, corrono rischi ancor più gravi, per i frequenti blackout dell’energia elettrica, che in un solo giorno hanno ucciso cinque bambini nell’area nord del Paese. La disabitudine all’allattamento al seno poi, praticato da meno della metà delle madri siriane prima del conflitto, provoca gravi conseguenze perché il latte artificiale non si trova più, e in alcune zone del sud si segnala l’utilizzo di acqua e zucchero per nutrire i neonati.
Il collasso del sistema sanitario siriano, che negli ultimi vent’anni aveva contribuito ad abbattere la mortalità infantile fino a 15 bambini ogni mille nati, in linea addirittura con il 4° Obiettivo di Sviluppo del Millennio, obbliga purtroppo gli operatori sanitari ad eseguire in alcuni casi pratiche mediche brutali ed estreme. Oltre alle amputazioni, evitabili in altre condizioni, l’assenza di anestesia ha spinto alcuni pazienti a richiedere di essere addormentati con il colpo in testa di una barra di metallo, mentre spesso brandelli di vecchi vestiti sono le uniche “bende” disponibili per le ferite e sono veicolo di infezione, o si è costretti a praticare trasfusioni di sangue incontrollate e fortemente a rischio.
“Questa crisi umanitaria è diventata rapidamente anche una grave emergenza sanitaria”, ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. Solo l’accesso degli aiuti umanitari, compresi quelli sanitari, in tutte le aree del paese, può contribuire a salvare la vita di milioni di bambini. Save the Children chiede con forza che la recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sull’accesso umanitario in Siria sia implementata immediatamente e che le famiglie e i bambini possano così ricevere vaccini, cibo, acqua, medicine e possano essere assistiti con altri interventi salvavita, ovunque essi si trovino sul territorio interno al Paese.
Infine, l’esercito siriano ha usato la fame come ‘arma di guerra’ nel campo profughi palestinese assediato di Yarmuk, alla periferia sud di Damasco. Lo ha denunciato, in conclusione, Amnesty International, spiegando che circa 200 persone sono morte da quando l’esercito siriano ha assediato il campo profughi, dal luglio 2013, per l’impossibilità dei residenti di accedere a cibo e medicine. Nel rapporto pubblicato sui ‘Crimini di guerra contro civili assediati’ a Yarmuk si legge che 128 delle morti sono dovute alla fame. A soffrire di più sono i bambini, “diciotto, compresi i neonati, i morti”, e gli anziani.
In occasione del terzo anniversario dall’inizio del conflitto, Save the Children Italia, in collaborazione con il Comune di Roma, ha organizzato un evento di mobilitazione ‘Per i bambini siriani’, con appuntamento il 14 marzo alle 19.30 in Piazza del Campidoglio, dove ci sarà l’illuminazione straordinaria della facciata del Campidoglio e centinaia di candele accese comporranno la scritta ‘Siria’ sul piazzale. Interverranno: Ignazio Marino, sindaco di Roma, Isabella Ferrari, ambasciatrice della partnership Save the Children-Bulgari che ha recentemente visitato il campo profughi di Zaatari in Giordania, e Giovanni Allevi, ambasciatore di Save the Children. Sono stati invitati: Federica Mogherini, ministro degli Affari Esteri, e Jolles Laurens, rappresentante regionale Unhcr Italia.