Gufi, mattebani e culidipietra

Creato il 08 ottobre 2014 da Giannifalcone @gianfalco

Ogni volta che si alza la temperatura del dibattito politico (ormai tutti i giorni, da qualche mese) gli estimatori più nerboruti del presidente del consiglio e dei suoi sbrigativi metodi si esercitano nel raccogliere devotamente gli appellativi che il capo affibbia di volta in volta a chi non la pensa come lui e li riversano generosamente sulla rete assegnandoli a chiunque osi esprimere dubbi, critiche, valutazioni diverse.
Forse sarebbe saggio cominciare a recedere da questa tendenza a distribuire epiteti: ne guadagnerebbero sicuramente le opportunità di dialogo e anche i mattebani del PD che si sono messi entusiasticamente su questa strada già tracciata da Grillo e, prima ancora, da Emilio Fede (che è tutto dire…).
Creare categorie spregiative e ficcarci dentro chi non la pensa allo stesso modo sicuramente solletica basse gratificazioni in chi inclina alla gogna e allo sghignazzo, ma poi non porta da nessuna parte. Anzi a tempi lunghi finisce col ritorcersi contro.
Renzi rappresenta sicuramente una novità, ma deve ancora dimostrare tutto e non è titolare di alcuna autorevolezza a prescindere; esistono altre visioni e altre proposte, anch’esse tutte da dimostrare nella loro validità, ma altrettanto degne di rispetto.
Io non credo che stia operando per il meglio, anzi temo disastri, e quindi vengo d’ufficio iscritto alla confraternita dei gufi. Un gufo, uno che si augura tragedie, non una persona che segue dei suoi ragionamenti, muove dalle sue esperienze, si misura come tutti con i problemi di tutti i giorni.
Chi cerca di argomentare e prova a dire la sua diventa un babbione, un parruccone, un professorone, benaltrista, corporativo, mangiatartine, rosicone, conservatore, reazionario, affossatore della patria e anche culodipietra.
Che poi culodipietra detto agli altri da uno che sta incollato a due poltrone che pure aveva dichiarato categoricamente incompatibili… Lasciamo perdere, va’!
Sarebbe meglio per tutti evitare di insistere in questa stucchevole pratica, bisognerebbe invertire la tendenza e riguadagnare spazi di confronto e dialogo, ma sinceramente dispero.


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