Seconda puntata: capire tutto ciò che riguarda il manoscritto
C’è anzitutto un discorso da fare sulla professionalità (grafica, copertina, impaginazione) dell’offerta libraria: leggere un romanzo impaginato male indispone. Se poi si vuole venderlo, è indispensabile che la cover sia allettante. Un’autrice americana spiegava sul suo blog che ha iniziato a vendere quando ha presentato copertine belle da vedere. Ecco perché bisogna offrire un prodotto il più possibile “ben confezionato”. Molti lettori lamentano l’impaginato e le copertine malriuscite delle stesse case editrici.
Siate il più semplici possibili nell’impaginato: niente rientri strani, niente spaziature assurde che innervosiscono il lettore. Ho letto di un autore che, prima di pubblicare con Lulu, si è affidato a uno studio grafico, specialmente per la copertina. Certo, non tutti possono permetterselo…
Altro punto essenziale: l’editing. Un libro deve essere scritto bene. Sorvolo sui vari corsi di scrittura e sul making off del romanzo (sul mio blog ho inserito dei link interessanti ad autrici americane secondo me ben preparate), qui basta dire che un romanzo necessita sicuramente di un editing accurato. Sfortuna mia, nessun editor mi ha insegnato come si fa: ho imparato dalle amiche e amici che, correggendomi i romanzi, mi hanno fatto notare cosa non andava. Poi un sentito grazie va a mio marito che è stato tenacissimo, fin dall’inizio, a segnarmi errori su errori.
Qui apro una parentesi: è vero che s’impara a scrivere leggendo e facendo tanta pratica, ma la cosa fondamentale (almeno lo è stata per me) è quando mi hanno detto che errori facevo. Insomma, mi è servito un pubblico. Ora, come ci si crea un pubblico se non – appunto, almeno all’inizio –autopubblicandosi?
In Italia mancano scuole di scrittura creativa nelle università, e qualsiasi corso o agenzia letteraria è a pagamento. La scrittura è un business di cui fanno le spese i giovani autori e la pubblicazione è una strada volutamente resa elitaria: quante casalinghe italiane scrittrici conoscete? Guarda caso, invece, sono spesso insegnanti, giornaliste, addette al mestiere. E quanti scrittori ci sono che, di lavoro, fanno gli operai e sono padri di famiglia? L’unico che mi viene in mente è Antonio Pennacchi, che infatti è un’eccezione nel quadro d’insieme.
Elisabetta Modena
(CONTINUA NELLA PROSSIMA PUNTATA...)