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La guida autonoma: ci siamo arrivati. Molti la temono, altri la invocano ed è certamente una tappa dell’evoluzione dell’auto. Gli anni e la tecnologia hanno permesso di sviluppare ogni componente, tra tutti l’elettronica ha giocato il ruolo principale nell’ultimo periodo. Dopo la comparsa dell’assistenza alla guida tramite i controlli di trazione e stabilità e dei sistemi di sicurezza passiva come AirBag e barre antintrusione, siamo entrati nell’era dei sistemi attivi che hanno il compito di prevenire gli incidenti: sono in grado di individuare altri veicoli e ostacoli intorno all’auto e di assumere il controllo. Sono nati perché la causa principale degli incidenti è l’errore umano che è impossibile da prevedere per un computer, infatti gli automatismi aspettano che sia il guidatore ad intervenire finche non si raggiunge la distanza minima per l’arresto del veicolo: raggiunta questa “linea”, per cui l’azione del conducente sarebbe troppo ritardata, l’elettronica frena alla massima potenza ed evita la collisione. Funzionano attraverso sensori a ultrasuoni (o elettromagnetici), infrarossi e telecamere, riescono a scorgere ogni possibile pericolo e verranno presto integrati da sistemi GPS per la posizione e connessioni che permetteranno lo scambio di informazioni tra i veicoli in strada: l’azione congiunta di tutti questi è la chiave per la guida autonoma. Attualmente Mercedes, con la sua S500 presentata al Salone di Francoforte, è riuscita a ripercorrere i 100 km di asfalto su cui testarono la prima vettura della storia, nel lontano 1886, ed il suo successo ha un grande impatto: riuscire a condurre un auto con pilota automatico tra semafori e traffico urbano è un’ardua impresa, ma Volvo la pensa diversamente. Gli ingegneri svedesi stanno lavorando, come prima cosa, ad un software di comunicazione tra le vetture per far si che non ci siano incomprensioni tra auto e piloti e Nissan, addirittura, afferma che entro il 2020 ci saranno solo auto a guida autonoma, per ora ci sono ancora questioni irrisolte. Gli studi Volvo hanno trovato soluzioni a basso costo adatte al mercato di massa, al contrario della versione Mercedes più indicata per l’alto di gamma, ma la vera sfida sta nello sfruttare a pieno le possibilità della guida autonoma in un traffico composto da molte auto tradizionali e trovare un modo per stabilire il torto in caso di sinistro tra auto “automatica” e “manuale”. Il secondo scoglio è la Convenzione di Vienna che vieta la circolazione di vetture dotate di pilota automatico. Le soluzioni a questi problemi sono comunque alle porte e non c’è bisogno di chiedersi dove si possa riporre la spada laser, non parliamo di fantascientifici progetti tratti da Star Wars ma di tecnologie reali e di prossima adozione. Sia scettici che impazienti, in breve tempo si troveranno nelle proprie vetture a pensare: “Però…che pacchia questa guida autonoma!”