Guido Carocci, Da Empoli a Pontedera

Da Paolorossi

Empoli giace in mezzo ad uno dei tratti più ampi ed aperti del Valdarno Inferiore. Appoggiata da un lato all’argine dell’Arno, ha tutt’all’intorno un estesissimo raggio di pianura. Le colline che corrono parallele al corso del maggior fiume toscano par che in questo punto si siano tratte indietro per costituire come un contr’argine o, meglio ancora, un immenso anfiteatro. All’estremità di questo anfiteatro s’inalzano come tante vedette, Montalbano e il Monte Pisano da un lato, Monte Castello e il poggio di San Miniato dall’altro.

EMPOLI — CHIESA ALLA MADONNA DEL POZZO O DI FUORI – Foto tratta dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906

Sulla linea delle basse colline, ogni prominenza è occupata da un grosso paese, da un castello, da un villaggio. Sulla destra del fiume, Vinci, Vitolini, Lamporecchio, Larciano, Cerretoguidi, Petrojo, Fucecchio, S. Maria a Monte, Montecalvoli, Montecchio; sulla sinistra, Samontana, il Cotone, Monterappoli, la Bastia, San Miniato, Cigoli, Montopoli, Marti.

A tramontana par che la linea di colline si sia abbassata per permetter la vista de’ poggi leggiadri della Valdinievole, sui quali si adagiano Monte Vettolini, Monsummano alto, Montecatini, Massa, Cozzile, Colle, Stignano, Buggiano, Uzzano.

E dietro a questa doppia barriera di colli, inalzano le maestose e frastagliate vette gli Apennini Pistojesi, i monti di Lucca e lontano lontano i picchi delle Alpi Apuane biancheggianti, ora per i marmi che spuntano da’ fianchi squarciati dalle mine, or per le nevi che vi si addensano sfidando la potenza del sole estivo.

Nei piani feraci per i rigogliosi vigneti e per gli orti fecondi, sono di tanto in tanto densi aggruppamenti di case dai quali spiccano le vette aguzze dei campanili delle chiese di antica origine, deturpate tutte, più o meno, dalla meschina manìa di modernità, ma quasi tutte rallegrate dal fascino di qualche prodotto del genio artistico, prodigiosamente sfuggito all’avidità ed all’incuria.

EMPOLI — GALLERIA DELLA COLLEGIATA — DELLA ROBBIA – DOSSALE D’ALTARE CON LA VERGINE E SANTI – Foto tratta dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906

S.Maria a Ripa, un antico convento francescano sorto per la munificenza degli Adimari di Firenze presso al luogo dove fu il borgo di Empoli Vecchio, ebbe ungiorno ricchezza straordinaria di opere di plastica soprattutto; e alla soppressione delle corporazioni religiose, molte di esse andarono ad accrescere la nascente pinacoteca della Collegiata d’Empoli. Però altre ne rimasero che valgono a conservare tuttora alla graziosa chiesa una importanza artistica non comune. Basta ricordare la statua di S. Lucia, una delle figure più realistiche, più animate che siano state immaginate da Giovanni Della Robbia, un bassorilievo robbiano attribuito al Cieco da Gambassi, una tavola della maniera di Fra Bartolommeo rappresentante l’Assunzioneed i Santi Marco e Bartolommeo e diverse vetrate dipinte del XV secolo. Nell’annessa compagnia, è una bella Concezione copiata da un quadro del Vasari con lo stesso soggetto, del Chimenti detto l’Empoli.

[…]

Seguendo per un piccolo tratto il corso del fiume Elsa, che dai monti senesi reca all’Arno l’abbondante tributo delle sue acque limpidissime, troviamo la chiesa di Pianezzole o del Terrafino, la quale possiede un pergamo che riproduce esattamente nelle sue forme architettoniche e decorative quello che Benedetto da Majano fece in S. Croce di Firenze per i Mellini, salvo che vi mancano i bassorilievi negli specchi. Ascendiamo il declivio di un poggetto che sporge fra le valli dell’Elsa e dell’Arno, e ci troveremo a Monterappoli, modesto ma pittoresco villaggio che fu un giorno capoluogo di un comune assorbito più tardi dal maggior comune di Empoli. A Monterappoli sono due chiese: S. Lorenzo e la Pieve di S. Giovanni Evangelista. La prima non ha d’importante che un affresco botticellesco rappresentante S. Sebastiano; la seconda invece conserva all’esterno le forme eleganti e le originali e caratteristiche decorazioni di una chiesa di carattere lombardo. Facciata, fianchi, abside sono a cortina di mattone con leggiadre ornamentazioni e nell’architrave della porta sussiste un’iscrizione che ricorda il nome dell’artefice che ideò e costruì il pregevole edifizio, un Bonserio lombardo, il quale dev’essere stato uno dei tanti maestri comacini chiamati ad esercitare l’arte loro in Toscana.

Presso Monterappoli, sul cocuzzolo di una bassa collina, un vecchio e caratteristico castello prospetta la sua fronte merlata verso la valle dell’Arno. È il castello del Cotone posseduto in antico dalla potente famiglia fiorentina degli Spini, poi dagli Scarlatti, celebrato dal Redi nel suo Ditirambo per la squisitezza dei vini prodotti da que’ prosperosi grappoli dai quali il vicino Monterappoli trasse il nome e lo stemma.

( Guido Carocci, Il Valdarno da Firenze al mare, 1906 )


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