Ormai della malattia, della disabilità, si parla. Nulla è più tenuto nascosto come un tempo, vissuta la malattia come disonore.
Forse è anche, a mio parere, troppo mostrata, ostentata nella sua diversità. Un approccio quasi morboso dei dettagli, delle immagini; una misera violazione della più semplice intimità.
Si sa: siamo nell’epoca dell’apparire e anche la malattia, l’handicap, la deformazione, diventano bandiere. Purtroppo molto spesso, restano bandiere, ammantate da squallida ipocrisia.
Qualche giorno fa ho trovato un blog, guidoautistico.wordpress.com
Parla di malattia, di autismo. Un padre, Fabio, un figlio, Guido.
La disabilità grave di Guido è descritta da Fabio con lucidità, una fermezza assoluta. Un resoconto scarno di sentimenti, dettaglio dei problemi e delle immani difficoltà giornaliere.
Fabio non fa sconti a nessuno e mette a nudo se stesso e le sue debolezze di padre, incapace talvolta a superare il dramma che è stato obbligato a vivere: l’autismo di Guido è ” un autismo a basso funzionamento totalmente averbale e con profondo deficit intellettivo”
Non ci sono speranze nella vita di Guido e Fabio, nessuno futuro se non una mera ripetizione giornaliera del presente.
Da un blog che parla di autismo, ove un padre racconta di sè, si aspetta tenerezza e positività. Si aspetta quella pietas cristiana, la sopportazione del dolore, il superamento dello stesso per amore del proprio figlio. Chi conosce la sofferenza, sa che è tutto molto bello, sono tante belle parole, ma nei fatti, chi ha un figlio disabile grave, pur amandolo, rispettandolo, fa una fatica inaccessibile ad ogni essere umano.
Fabio, senza vergogna, con una rara dignità di uomo e padre, non nasconde la fatica.
Non nasconde la paura, l’amarezza, il dolore, la stanchezza, l’impossibilità di avere una vita propria.
Fabio sa.
E io lo ammiro. Lo apprezzo tanto. E pur non conoscendolo, ho stima di un uomo che, con coraggio, racconta in un blog-diario il peso insostenibile di cui la vita ha fatto lui carico. E l’immensa tragedia che è stata riservata a Guido.
Chiara