Come vi avevo promesso la scorsa settimana oggi conosciamo meglio, attraverso una piccola intervista che hanno voluto concedere a In the mood for Love, Nicola e Pierluigi Portinari, rispettivamente chef e sommelier e pasticciere del Ristorante 2 stelle Michelin La Peca a Lonigo, in provincia di Vicenza.
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1) Il vostro primo ricordo legato al cibo.
Da piccoli la nonna ci stuzzicava con ricette in cui nascondeva degli ingredienti da lei non citati per vedere se riuscivamo a decifrarli, e poi ci premiava con altre golosità.
Tra questi ci ricordiamo in modo particolare di una spremuta di pomodoro che condiva con semplice olio extravergine d’oliva e poi cambiava sempre l’erba di accompagnamento: basilico oppure origano, maggiorana oppure rucola, timo o santoreggia.
Un ottimo allenamento per bambini di 5 e 9 anni.
2) Da ragazzini andavate d’accordo o avevate un rapporto confittuale come capita spesso tra fratelli?
Avreste mai pensato che “da grandi” sareste finiti a lavorare in così perfetta simbiosi?
Come tutti i fratelli litigavamo e continuiamo a litigare, però ora in modo costruttivo e collaborativo, in un unico senso: Crescere e Migliorare.
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Per noi non è una novità usare ingredienti che sostituiscano lo zucchero visto il moltiplicarsi di casi di diabete, anche e soprattutto tra i nostri clienti, che per la maggior parte dei giorni sono a pranzo o a cena fuori casa.
Stesso discorso per quello che riguarda il sale, argomento di discussione a Gusto in Scena marzo 2012.
Oramai dobbiamo essere cuochi, ristoratori ma anche nutrizionisti e un po’ medici per i nostri clienti, che in alcuni casi sono stati intossicati da una ristorazione poco professionale e superficiale.
L’ingrediente che non può mai mancare nella nostra cucina è quello di grande qualità, non importa la sua natura, sempre più difficile da trovare e quindi sempre più importante.
4) Una domanda un po’ fashion ve la devo fare: qual’è il capo d’abbigliamento o l’accessorio che vi caratterizza e di cui non potete fare a meno?
Tutte e due siamo abituati a portare con noi il borsello dove mettiamo di tutto perché non amiamo avere cose in tasca.
5) Due autodidatti, tanta passione e ben due stelle Michelin. Pierluigi, ho letto che hai imparato il mestiere leggendo libri di pasticceria.
Io ne ho tantissimi in cucina ma non riesco a fare bene neppure il ciambellone della nonna.
E’ solo questione di DNA e quindi devo rassegnarmi e rinunciare, o la pratica può fare miracoli?
Diciamo che la pratica può aiutare ma sicuramente nel DNA c’è la voglia di “riuscire” soprattutto a comprendere e capire gli errori che compromettono il risultato finale.
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Ogni volta parte da un’ispirazione diversa.
A volte parte dalla voglia di rifare una ricetta antica e quindi reinventarla. Oppure da un ingrediente che mi prende in modo particolare per la sua qualità e bontà e quindi ci lavoro per non rovinarlo. Oppure ancora da un ultimo pensiero prima di addormentarmi, un progetto che l’indomnai devo subito lavorarci.
I primi che la assaggiano sono i miei collaboratori e mio fratello.
7) Avete definito la vostra “una cucina di ricordi e di ingredienti” e ho letto che vi sentite molto legati lla cultura enogastronomica locale.
Vi capita a volte di cercare ispirazione anche nelle tradizioni gastronomiche di altri Paesi del Mondo?
Sicuramente tutto ciò che ci affascina e ci illumina di altre culture diventa poi fonte di ispirazione per creare nuovi piatti.
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Nicola: non ho una meta particolare, mi piace cambiare e curiosare ma con una sola esigenza: mangiare bene!
Pierluigi: Mi piace molto la natura con una piccola predilezione per la montagna.
Mi piace farmi coccolare, bere e mangiare bene… quindi il mio
posto ideale sarebbe: una baita incastonata in una cima (vanno bene anche le nostre Dolomiti), con vetro al posto dei muri, uno chef che mi prepari delle cose semplici ma impeccabili e una cantina solo di grandi vini da poter scegliere in base in base all’umore.
Insomma mi accontento di poco!
9) Avete rispettivamente uno chef e un pasticciere che sono stati per voi una fonte d’ispirazione all’inizio della vostra carriera?
Nicola: Alain Ducasse, colui che mi ha fatto capire quanto di buono abbiamo in Italia.
Pierluigi: non un pasticciere in particolare ma un dolce che mi è rimasto dentro mentre ero agli inizi: bignè fritti e caramellati, un dolcissimo ricordo del Ristorante Trigabolo di Argenta dove in cucina regnavano Igles Corelli e Bruno Barbieri assieme al pasticciere Mauro Gualandi.
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10) E per finire una piccola curiosità femminile: cucinate anche a casa o fuori dal Ristorante vi tenete lontani dai fornelli?
Nicola: mia moglie e i miei figli quando sono a casa sperano in una mia performance e quindi devo sempre soddisfarli visto il poco tempo che posso dedicargli.
Pierluigi: Quando ci sono di mezzo i compleanni cerco sempre di trovare il tempo per fare la torta ai miei figli e, a volte, mi piace cimentarmi con il barbecue in giardino assieme agli amici.
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