Diffusi file segreti sulla prigione per terroristi nell’isola di Cuba .«Imprigionati molti innocenti». Orologi “Casio” per identificare gli affiliati alla rete di Bin Laden
LONDRA
L’inferno di Guantanamo nei files di Wikileaks: l’organizzazione di Julian Assange ha distribuito quasi 800 documenti militari top secret sugli uomini che sono stati imprigionati nella base prigione per sospetti terroristi nell’isola di Cuba. I documenti, messi nelle mani di varie testate mondiali tra cui il Washington Post negli Usa e in Gran Bretagna il Daily Telegraph, sono datati tra 2002 e 2009 e forniscono nuove e dettagliate indicazioni sui 172 individui ancora sotto chiave a Guantanamo. Il New York Times ha ottenuto i files da un’altra fonte sotto patto di anonimato.
I documenti diffusi da Assange confermano come tra i prigionieri finiti nella base-prigione per sospetti terroristi a Cuba ci fossero individui privi di alcun valore nella “scala del rischio terroristico”. Tra questi, secondo il Guardian che ha scandagliato i documenti dopo averli ricevuti dal New York Times, Mohammed Sadiq, un contadino afghano all’epoca di 89 anni malato di demenza senile, e un ragazzino di 14 imprigionato dopo esser stato rapito e costretto ad arruolarsi in una banda talebana. Sadiq era finito a Guantanamo dopo che in una perquisizione in casa sua erano stati trovati documenti sospetti appartenenti a suo figlio. Dopo quattro mesi in prigione in Afghanistan era stato trasferito a Cuba e interrogato per sei settimane al termine delle quali era stato giudicato «non affiliato ad al Qaida e privo di valore di intelligence per gli Stati Uniti». Ciononostante il vecchio era stato rimpatriato solo quattro mesi più tardi.
Nessuno dei file diffusi da Wikileaks fa però menzione delle tecniche di interrogatorio più controverse usate a Guantanamo, tra cui il waterboarding, le posizioni forzate e la privazione del sonno che sarebbero state usate su alcuni detenuti per farli confessare. Il Pentagono ha definito «deplorevole» la pubblicazione dei documenti e ha sottolineato la natura incompleta delle valutazioni che in termini militari si chiamano ’Detainee Assessment Briefs’, o DABs.
I file consegnati alla stampa internazionale hanno inoltre rivelato che secondo l’intelligence americana un orologio Casio da cinque euro poteva essere «il segno» di appartenenza ad al Qaida. Documenti usati per addestrare lo staff della base prigione di Cuba ottenuti dal Guardian indicano nel possesso del modello F-91W un possibile segnale di affiliazione alla rete terroristica. «Si sa che il Casio veniva dato agli studenti dei corsi di al Qaida per la fabbricazione di bombe in Afghanistan dove agli allievi erano date istruzioni su come far funzionare il timer. Un terzo dei detenuti catturati con questo modello al polso avevano collegamenti con esplosivi, o perchè avevano fatto corsi, o perchè collegati a luoghi dove venivano costruite bombe o per aver avuto rapporti con persone identificate come esperti di esplosivi», si legge nel documento entrato in possesso del giornale.
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FONTE:LaStampa.it
Il segno di riconoscimento svelato dai file di Wikileaks
FRANCESCO GRIGNETTIAnche il tunisino «milanese» Bin Adil Mabrouk, arrestato nel 2001 al confine tra Afghanistan e Pakistan, e trattenuto nove anni a Guantanamo (per essere poi trasferito in Italia, dove è stato detenuto per un altro anno e mezzo, processato, condannato ed espulso la settimana scorsa in Tunisia) aveva un orologio Casio al polso quando fu bloccato alla frontiera pakistana.
Per la Cia quell’orologio da 5 euro era considerato un indizio di appartenenza ad Al Qaeda.«Si sa che il Casio veniva dato agli studenti dei corsi qadeisti per la fabbricazione di bombe in Afghanistan, dove agli allievi erano date istruzioni su come far funzionare il timer. Un terzo dei detenuti catturati con questo modello al polso aveva collegamenti con esplosivi, o perché aveva fatto i corsi, o perché collegato a luoghi dove venivano costruite bombe, o per aver avuto rapporti con persone identificate come esperti di esplosivi», si legge nei documenti della Cia.
FONTE: LaStampa.it
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