Piccolo aneddoto. Nell’azienda IBM insegnavano a immaginare di avere sulla spalla un omino invisibile, durante le presentazioni (create ricorrendo a PowerPoint). Il suo scopo era costringere il relatore a realizzarne di ottime. Perché l’omino se ne stava lì, e a ogni affermazione sussurrava:
“E allora?”.
Forse lo fanno ancora adesso, chissà.
Non sarebbe male, quando si scrive, immaginare al proprio fianco un lettore cattivo, che al termine di ogni paragrafo, o frase per noi importante, ci chiedesse:
“E allora?”.
Il problema nasce dal fatto che quando scriviamo nemmeno pensiamo al lettore; o se lo facciamo, è sempre qualcuno a dir poco entusiasta, pronto a incoraggiarci, a spronarci, ad adularci.
Chi scrive, non ha bisogno di questo tipo di lettore. Bensì di quello cattivo che metta in dubbio frasi e parole, costringendoci a rileggere con sano scetticismo quello che a noi pare un capolavoro.
Così scopriremo che non è affatto così.