Stamattina una collega mi ha detto “hai una macchia sul naso”. Io ho sorriso, l’ho ringraziata e poi gli ho frettolosamente detto che no, non è una macchia, ma una cicatrice.
In effetti una bella botta il mio naso l’ha presa, ed anche bella tosta. Una brutta avventura di qualche anno fa (avevo anche scritto due righe al proposito) in cui ho davvero rischiato grosso, ma che, tutto sommato, mi ha regalato un finale molto divertente.
Era il 2004 e mi trovavo a Roma insieme ad un Amico per assistere al concerto dei Kraftwerk. Alla fine della serata, insieme ad un ragazzo (Bruno, di cui ho perso ogni traccia) che avevamo conosciuto in giro per la città, abbiamo deciso di andare a bere qualcosa in un locale del centro prima di andare a letto.
La zona era in via Largo dei Vallati, ma non ricordo dove ci volesse portare.
In pochi secondi però tutta la serata ha assunto un’altro colore.
Stavamo attraversando la strada, io ero l’ultimo della fila, quando ho visto uno scooter che veniva verso di me. Ricordo che, mentre sfrecciava alle mie spalle, mi sono sentito trascinare. Poi più nulla.
Mi hanno raccontato in seguito che, mentre passava, con il manico dello scooter ha agganciato inavvertitamente la mia tracolla, mi ha quindi strattonato e, mentre cadevo all’indietro, con il casco mi ha centrato dritto in faccia. Sbang!
Il mio volto era un lago di sangue, avevo un bel buco sul labbro superiore, quasi un enorme body piercing, il naso fracassato e vari lividi e tagli un po’ dappertutto.
Non ero un gran bello spettacolo.
La cosa che più mi ha spaventato però è stata al risveglio.
Ero in completa amnesia, non sapevo chi ero, dov’ero, cosa mi era successo, non ricordavo nulla, nemmeno il mio nome. Una sensazione orrenda che non riesco a spiegare bene.
Ecco, a questo punto però l’avventura ha cambiato stile e dalla tragedia siamo passati al comico.
Quando ho riaperto gli occhi vicino a me c’era una rubiconda infermiera che mi fissava seria.
Cercavo di muovermi, ma non riuscivo perché ero senza forza ed avevo male da tutte le parti. Poi, quando ho provato a parlare, ho capito che c’era qualcosa che non andava. Avevo la bocca impastata dal sapore del sangue.
Mi sono toccato con la mano ed ho sentito tutte le fasciature.
A quel punto, mentre cercavo di riappropriarmi dei miei ricordi, ho guardato l’infermiera al mio fianco e, con tono supplichevole, le ho chiesto “ma cosa è successo alla mia faccia?”.
L’infermiera, con la voce più tranquilla del mondo e con quel tono che solo a Roma si possono permettere mi ha detto senza nemmeno guardarmi “Aò, nun te preoccupà, bruttino eri già bruttino!”.
Passato l’iniziale momento di smarrimento credo di aver fatto la più faticosa risata della mia vita. Con una battuta ha spazzato via tutta la mia paura.
Pochi minuti dopo poi, quasi come se qualcuno avesse acceso un interruttore, l’amnesia è passata ed io ho iniziato a ricostruire tutto quello che era successo.
L’infermiera mi è stata vicina tutta la notte e, visto che non riuscivo a dormire, ogni tanto si sedeva al mio fianco ed iniziava a raccontarmi cose assurde che accadevano in ospedale.
Mi ha fatto fare un sacco di risate.
Alle volte la capacità di saper sdrammatizzare vale più di mille compatimenti.
Una volta tornato a casa ho iniziato a prendere informazioni sulla possibilità di operarmi per rimetterlo com’era, poi con il tempo mi sono abituato alla sua non forma ed ho deciso che lo avrei tenuto così.
Insomma, ogni volta che guardo il mio naso ripenso a questa storia, ripenso a quanto tutto cambia velocemente, ed un pensiero va anche alla fantastica infermiera del Santo Spirito con tutta la sua adorabile schiettezza.