Vestito leggermente vistoso, capelli tinti di biondo, piercing un po’ ovunque e tantissima emozione: questo è lo stato di Dennis Rodman durante la cerimonia dell’inserimento ufficiale nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame di Springfield, Massachusetts. The Worm era sicuramente l’attrazione principale della serata organizzata per onorare quelli che si sono meritati questo riconoscimento per quello che hanno fatto nella storia del basket, non solo americano. Oltre al miglior rimbalzista di sempre della NBA, infatti, sono stati introdotti anche il mitico Tex Winter, inventore dell’attacco Triangolo, Chris Mullin, il “principe del Baltico” Arvydas Sabonis, Artis Gilmore, Tara VanDerveer, Teresa Edwards, Herb Magee, Tom “Satch” Sanders e Reece “Goose” Tatum.
Phil Jackson è stato chiamato a indurre ben due di questi nella Hall of Fame, simbolo questo della sua grandezza oltre che come allenatore anche come uomo. Tex Winter infatti, che non era presente a causa dei suoi gravi problemi di salute, è stato ricordato da quello che è stato suo allievo per tutta la carriera, e che l’ha voluto sempre con se in tutte le avventure che ha intrapreso.
Jackson poi ha dovuto introdurre anche Rodman, cosa mai facile, e quando questo si è presentato sul palco con il suo look piuttosto eccentrico, anche Mr. 11 anelli ha fatto una faccia piuttosto perplessa.
Rodman comunque si è commosso più volte durante il suo discorso in cui ha voluto ringraziare il commissioner David Stern e tutta l’NBA, i suoi coach e i dirigenti delle squadre in cui ha giocato e vinto (Detroit e Chicago), i suoi compagni di squadra, e poi si è scusato con la madre e con la sua famiglia (il figlio per altro era stato agghindato a modello del padre) per tutti gli errori che ha commesso in questi anni.
L’applauso da parte della platea alla fine del discorso è stato comunque vero e molto sentito, perchè poteva piacere o piacere, ma Rodman è stato un’icona dell’NBA per più di 10 anni.
Prima di lui era toccato anche ad altri due grandissimi di questo sport: Chris Mullin (due volte oro Olimpico e 5 volte All-Star NBA) si è fatto introdurre da Lou Carnesecca, mitico coach di St. John University; e Arvydas Sabonis, introdotto da Bill Walton che l’ha definito un “Larry Bird di 220 centimetri“, ha voluto ringraziare l’NBA e i Portland Trail Blazers, che gli hanno dato la possibilità di giocare negli Stati Uniti e soprattutto lo staff medico, che l’ha aiutato a recuperare dai gravi infortuni avuti, rimettendolo sempre in campo.
Questo il discorso fatto da Dennis Rodman: