GAZA – È giovane, giovanissima. È divorziata ed ha studiato in Inghilterra. Ma soprattutto è donna. Si chiama Isra Almodallal ed è la nuova portavoce dell’esecutivo di Hamas, movimento islamista che controlla la Striscia di Gaza.
Israa proviene da una famiglia aristocratica di Gaza e, ascoltandola, spicca immediatamente un accento britannico. La ragazza ha infatti frequentato per cinque anni il Bradford College nel Regno Unito. Ha studiato giornalismo all’Università islamica di Gaza, lavorando in seguito come reporter televisiva per una stazione locale e un canale satellitare iraniano in lingua inglese.
Insomma, caratteristiche davvero inedite per dipingere il nuovo volto della portavoce dell’esecutivo di Hamas, ruolo occupato spesso da persone non giovani ma soprattutto non donne.
L’obiettivo della giovane portavoce è migliorare i rapporti con i media internazionali per riuscire a dare un’altra immagine del governo di Hamas, spesso associato ad azioni terroristiche in territorio israeliano. Isra ha dichiarato:
“Mi rivolgerò ai media occidentali e israeliani e mi adopererò per cambiare il linguaggio e offrire un quadro diverso della Palestina e di Gaza, renderò le questioni più umane e anche se i funzionari palestinesi non comprendono questo linguaggio, io conoscono cosa vuole l’opinione pubblica occidentale. L’Occidente non comprende il discorso religioso, quanto piuttosto il discorso umano”
La nomina della giovane donna ha sollevato interesse nella stampa internazionale. Certo, questa nuova mossa segna una svolta per il movimento estremamente conservatore di Hamas, considerato terroristico sia dall’Unione Europea sia dagli Stati Uniti.
Come scrive Rolla Scolari su il Giornale:
“Da quando è al potere nella Striscia, dal 2007, Hamas è stato accusato da organizzazioni per i diritti umani internazionali di pressioni sociali sulle donne affinché indossino il velo islamico, di aver proibito loro di fumare in pubblico- sigarette e narghilé, pipe ad acqua – e di viaggiare a bordo di motociclette. Titoli di giornali sono stati dedicati al divieto imposto ai parrucchieri maschi di pettinare donne e alle donne di partecipare a marzo a una maratona organizzata dalle Nazioni Unite a Gaza. Secondo l’Associated Press, tra i lavoratori pubblici e nelle università le donne nella Striscia rappresentano soltanto il 20%”.
Al telefono proprio con il Giornale, Israa non ha saputo dire se la sua nomina sia un segnale:
“«Certamente è una grande responsabilità. In ogni società le donne dovrebbero essere forti. Sono la prima donna portavoce del governo, ho 23 anni, sono una madre. Devo essere sicura di me stessa. Quello che conta però sono i risultati».
La giovane, che nelle fotografie che la ritraggono al lavoro dietro una larga scrivania porta un tradizionale velo islamico, dice di voler concentrarsi sui media occidentali «perché la narrativa sul conflitto fornita da quelli di Israele è falsa». Dice Israele, non «l’entità sionista », come avrebbero fatto molti politici o attivisti di Hamas, movimento che non riconosce l’esistenza dello Stato d’Israele. Nonostante ciò, le posizioni della giovane, che non fa parte del gruppo politico, sono quelle di Hamas e lei stessa dice di rifiutare ogni contatto con giornali o televisioni israeliane”
La nomina della giovane donna come portavoce dell’esecutivo di Hamas è certamente un segnale per uno dei movimenti considerati tra i più conservatori del pianeta. E non solo perché si tratta di una giovane donna ma anche perché, per la prima volta, Hamas si apre ad un nuovo linguaggio, più moderno e occidentale, e tenta una differente strategia comunicativa per curare la propria immagine all’estero.