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Handicap e sessualità: cos'è l'assistente sessuale?

Creato il 16 settembre 2014 da Lasfinge
Handicap e sessualità: cos'è l'assistente sessuale?16/09/2014
Alla ribalta negli ultimi tempi l'argomento sesso per i disabili. Fino ad oggi la cosa è stata trattata nei colloqui privati con i genitori ed i diretti interessati: se ne legge e discute da tempo, ma ultimamente la sensibilità verso questo genere di tematica va crescendo come  sembra testimoniare anche un recente ed  interessante servizio di Repubblica e tutte le varie trattazioni e testimonianze anche personali che capita di leggere in rete.
Il motivo di questo intensificarsi dell'interessamento dei media per la sessualità dei disabili sta nella introduzione in alcuni paesi del Nord Europa di questa discussa figura professionale dell'assistente sessuale. In effetti ciò di cui si vuole parlare è appunto e soprattutto  questo, infatti a Bologna sta per decollare  un corso di formazione specifico, per iniziativa di Fabrizio Quattrini, psicologo e promotore col gruppo lovegiver  di un progetto di legge presentato in Parlamento per il riconoscimento della figura professionale dell'assistente sessuale.
Le considerazioni utili al riguardo per prevenire i soliti schieramenti pregiudiziali tra moralisti e libertari sono diverse:
CONSIDERAZIONI GENERALI E DI TIPO SOCIALE
  •  Il sesso a pagamento, ancorché non legalizzato nel nostro paese, è comunque una opportunità presente e disponibile più o meno per tutti, siano essi giovani o vecchi, abili o disabili. 
  • Esistono massaggiatori/trici in grado di promuovere la conoscenza del corpo ed il rilassamento anche senza necessariamente mobilitare la sfera sessuale. 
  • Il sesso praticato all'interno di una relazione terapeutica da sempre viene considerato una condizione capace non solo di invalidare completamente l'intero percorso terapeutico, ma anche suscettibile di produrre traumatismi psichici difficili da superare, per la asimmetria incolmabile presente, per definizione, in qualsiasi setting di terapia. Piuttosto comune nel transfert terapeutico comunque è l'innamoramento da parte del paziente (in assoluta assenza di approcci sessuali). La corretta gestione della relazione di transfert contiene tutto l'effettivo potenziale terapeutico della relazione e fino ad oggi chi ha abusato del proprio ascendente su di un paziente per approcci sessuali è stato serenamente radiato.
  • L'assistente sessuale come figura professionale è difficile da immaginare in quei paesi dove non esista già una regolamentazione ed una legalizzazione dell'offerta di sesso. 
  • La sensibilità dell'operatore formato per questa attività da specifici corsi, difficilmente andrà oltre la formazione normalmente riservata ai cosiddetti assistenti materiali che si occupano delle persone non autonome per la igiene personale e gli atti di vita quotidiana (detto fra noi una sfera intima non irrilevante in quanto corrisponde ad una relazione di cura di tipo materno) ed è dubbio invece che possa fornire il retroterra culturale, l'etica e la stabilità emotiva necessarie per gestire i diversi tipi di situazione che possono venirsi a creare. 
CONSIDERAZIONI INERENTI LA FIGURA DEL DISABILE
  • Ciascuna persona è diversa, portatrice e testimone della propria unicità e questo vale anche per le persone che soffrono di qualche tipo di disabilità, di conseguenza è impossibile generalizzare una esperienza singola che riguarda esclusivamente una determinata persona, la sua specifica disabilità ed il suo vissuto di essa.
  • Una parte delle persone disabili non hanno alcuna necessità dell'assistente sessuale in quanto riescono a costruirsi una propria vita sentimentale: da questo punto di vista, laddove i disturbi della persona non implichino per se stessi la sterilità, ma se ne sospetti la natura ereditaria, ha casomai senso porsi il problema della educazione sessuale e della contraccezione.
  • I disabili psichici, specie se gravi, in molti casi sono portati ad esprimere le proprie pulsioni senza freni inibitori in forme e contesti inappropriati così da renderne difficoltosa la gestione e la integrazione in situazioni strutturate. Alcune condotte inoltre corrispondono a comportamenti stereotipati di ritiro,  tali da determinarne la emarginazione e la esclusione dai gruppi sociali. In queste condizioni, in rapporto anche al grado di limitazione presente nelle capacità critiche ed ideative, può risultare  complesso educare alla discriminazione di persone e contesti e di conseguenza rischioso rinforzare comportamenti che agiti indiscriminatamente e reiteratamente compromettono le possibilità di accettazione ed integrazione sociale di quella persona. 
  • Probabilmente la problematica viene vissuta nelle forme più acutamente dolorose laddove vi sia una importante disabilità fisica, ma una buona conservazione della struttura cognitiva e dell'affettività: questa fascia della disabilità presumibilmente sarebbe quella idealmente candidata a fruire delle prestazioni di un assistente sessuale: per queste situazioni, a parte rimandare ai primi due punti del precedente paragrafo, il discorso rimane molto delicato e controverso per il profondo coinvolgimento affettivo che potrebbe prodursi nel fruitore la cui autostima e le cui esigenze affettive potrebbero non necessariamente giovarsi della possibilità di fruire di prestazioni sessuali di tipo professionale.
L'apertura al confronto è naturalmente importante, ma il tema è certamente delicatissimo e niente affatto generalizzabile. La richiesta del paziente e della sua famiglia implica una attribuzione della responsabilità, ma non è detto per questo poi che rappresenti sempre una scelta sufficientemente consapevole, utile e produttiva nei risultati.

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