Hansi è un altoatesino innamorato
della sua terra nel senso letterale del termine, cioè dei pascoli, del profumo
delle erbe di montagna, delle malghe, e quindi è stato naturale per lui votarsi
al prodotto tradizionalmente derivato dagli alpeggi, il formaggio, che nella
sua fucina, un moderno laboratorio a Varna, a due passi dalla splendida Abbazia
di Novacella, si trasforma e si nobilita.
“Il procedimento che porta dal latte al formaggio – spiega – è di una complessità paragonabile a quello che trasforma l’uva in vino. I fattori che influenzano la riuscita sono molteplici: la razza dell’animale, l’altitudine del pascolo, la sua conformazione geologica, la flora, i microrganismi, la cagliata, il luogo di stagionatura. Per me il risultato è un cru. Scoprire le peculiarità, l’eccellenza di alcuni casari e dei loro prodotti che a volte non hanno nemmeno un nome, è stato il punto di partenza su cui si fonda De Gust. Con questo marchio cui affino alcuni formaggi e ne commercializzo altri, selezionati fra le migliori produzioni di nicchia italiane, inglesi, tedesche e austriache”.
I formaggi che Hansi e la moglie Edith cercano si devono accordare “al respiro della natura” cioè non devono valicare il limite imposto dalle stagioni e dall’identità del casaro, e devono esaltare la biodiversità, punto focale della qualità.
Baumgartner, un tempo chef, è consulente degli chef sul modo di trattare le varie tipologie di formaggio nelle loro ricette. “Si utilizzano troppo pochi tipi di formaggio in cucina – precisa. La potenzialità di studio e sviluppo in questo senso è ampissima in Italia perché per varietà casearia siamo superiori a qualsiasi altro paese, in virtù dell’enorme quantità di microclimi presenti sul nostro territorio, delle molte razze bovine, ovine, caprine, che sono paragonabili a vitigni autoctoni, e della varietà delle cucine regionali”.
inserito da Elena Bianco