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Harry, era meglio se non ti presentavo Sally.

Creato il 25 luglio 2013 da Bellatrix74

sallyPerchè vedi Harry, uno dei grandi problemi della specie umana, è nell’inclinazione, probabilmente genetica, a ragionare sempre secondo la teoria evoluzionista. Pedissequa definizione di evoluzione: “Il progressivo e ininterrotto accumularsi di modificazioni successive, fino a manifestare, in un arco di tempo sufficientemente ampio, significativi cambiamenti negli organismi viventi”. Questo fondamento biologico, comunque opinabile, sembra calzare a pennello anche alle relazioni emotive, sociali e sentimentali. “Tu Tarzan, Io Jane. Noi cena insieme, poi bar, poi parlare di storie passate, poi diventare amici, poi ridere, poi non essere più amici perchè essere innamorati”. Evoluzione. In fisica la stessa teoria è persino più diretta: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Ecco perchè il teorema “Uomini e donne non possono essere amici” è fondamentalmente sbagliato se si considera come Wikipedia liquida in una sola frase i 96 minuti di masturbazioni mentali che ci accompagnano da quando Rob Rainer è diventato amico di Nora Ephron. La frase che contesto: “Il film segue l’evolversi del rapporto tra Harry e Sally, rispettivamente interpretati da Billy Crystal e Meg Ryan, in un arco di tempo di oltre un decennio, dal 1977 al 1989, attraverso una serie di incontri casuali, il nascere di un’amicizia speciale e la sua evoluzione in vero e proprio amore”.
In pratica il contrario di quello che il film vuole dire. Forse.
Al fine di procedere con il metodo scientifico sarà opportuno valutare le diverse possibilità, considerando come buona anche quella citata di Wikipedia e cioè il punto di vista “eracliteo” (e anche un po’ “clitorideo”, perché tipicamente femminile), che vuole il rapporto di Harry e Sally come qualcosa in divenire.
In aggiunta a quella elenchiamo:

L’ipotesi Parmenidea, detta anche “dell’Essenza” : Harry e Sally non sono mai stati amici e mai lo saranno; sono solo due persone che flirtano dal primo minuto, a causa di un inganno chimico, e come tutti quelli che flirtano hanno bisogno di dare un nome a quello che stano facendo. Il fatto che prima chiamino “amicizia” la relazione che li lega e poi la chiamino “amore”, non ha alcuna importanza ai fini dell’essenza. Sally è. Harry è. Insieme sono. Non possono essere citati ad esempio di alcun altro rapporto per l’unicità della loro essenza, che essendo infinita non è “in divenire”, perchè tutto ciò che è non cambia. Fine della storia. Anzi, essenza della storia.

La legge del Caos: Harry e Sally, prima ancora di conoscersi erano naturalmente predisposti, per caratteristiche di personalità, ad una certa affinità elettiva. Per questo, quando le condizioni esterne sono favorevoli ( e solo allora), condividono emozioni, tempo e attività ricavandone piacere e gratificando il proprio ego. Nel momento in cui le condizioni smettono di essere favorevoli (allo spettatore non è dato sapere cosa accade intorno a loro di contingente, come tasse, lavoro, soldi, tagli di capelli sbagliati) smettono di essere amici. Il fatto che diventino poi marito e moglie non è in relazione causa-effetto con la loro precedente esperienza di amicizia.

La teoria del piano inclinato (o del quadro che cade): Harry e Sally sono due ragazzi appena laureati che, grazie ad un’amica comune, hanno la possibilità di dividere le spese del viaggio in macchina fino a New York. Potrebbe succedere qualcosa ma non succede. Stop. Si incontrano di nuovo su un’aereo per Chicago. Coincidenza, disinteresse. Punto. Il terzo incontro è quello che avviene in condizioni favorevoli, ma, fino a quando non succede qualcosa di eclatante, i loro destini sono ancora aperti ad ogni possibilità. Quando è che la pallina inizia a rotolare? Quando è che cade il quadro dal muro? Qualunque sia il momento, è solo da lì, da quel piccolo, preciso, minuscolo istante che smettono di avere potere decisionale sulla propria vita. La pallina rotolerà sempre più veloce e nulla fermerà la sua corsa, fino appunto a fine corsa. Il sesso, spinta energetica che ha inclinato il piano e fatto staccare il quadro dal muro, punta alla liberazione dell’energia. Harry e Sally a letto insieme sono a fine corsa. Nessuna tragedia, suvvia. E invece no, perché la debolezza umana è proprio nel non saper guardare alle cose in termini di “inizio e fine”. Il matrimonio a questo punto è l’unica soluzione, se confrontata con una vita passata ricordare “quanto era bello rotolare lungo il piano”. Ed è qui che entra in gioco il principio di inerzia galileiano. Il matrimonio, appunto.

La teoria multidimensionale, detta anche “We’ll Always Have Paris”: Harry e Sally avranno per sempre Parigi. Come Elsa e Rick. Non importa quanto invecchieranno, se mai si lasceranno, se sono stati amici o non amici, se si sono amati o se invece era solo un inganno ormonale, se si sposano o se non si vedranno mai più. Se esistono tante dimensioni quante sono le possibilità, allora Nora Ephron ce ne ha raccontata una sola. In un’altra Sally e Harry stanno ancora lì a decidere se imbucare i biglietti gli auguri di Natale tutti insieme o controllare gli indirizzi uno a uno. E Natale non passerà mai. E’ un po’ come la teoria dell’essenza,  su più livelli. Solo molto più romantica.

Ognuno potrà scegliere l’ipotesi che lo fa stare meglio, anche se ciò significherà mentire a se stessi. In fondo la psicanalisi l’hanno inventata per questo no?
Restano dei quesiti a proposito di Elsa e Rick. Sarà sufficiente obiettare ad Harry, l’opinione secondo cui Ingrid Bergman sarebbe a “basso mantenimento”. Ma questa è la teoria su Casablanca. La formulerò in un’altra notte. Quando farà meno caldo.


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