Scommetto che se dico la parola “mago” davanti ai vostri occhi prendono forma un cappello a punta e una lunga, folta barba bianca. Il mago, sinonimo di esperienza, saggezza e temperanza, deve essere vecchio, è così che lo abbiamo sempre immaginato, è così che lo vuole la tradizione fantastica.
E allora come ve lo spiegate il trionfo planetario di un giovane, impaziente, tormentato mago adolescente?
Al di là dell’incredibile macchina editoriale e commerciale che si è messa in moto attorno all’occhialuto orfanello inglese, al di là della simpatia o antipatia che questo fenomeno possa suscitare, è interessante analizzare i motivi di tanta popolarità.
L’universo di Harry Potter ha avuto il pregio di riaccostare molti bambini al misterioso oggetto “libro” e di riportare il fantastico nella vita degli adulti, anche se ho l’impressione che a un certo punto l’Autrice stessa sia stata travolta dal successo della sua creatura. La saga raccoglie in sé una serie di particolarità: una struttura narrativa efficace, una scrittura fluida e accattivante, una straordinaria capacità di inventare e raccontare, uno strampalato universo che si contrappone all’ordinario mondo dei babbani ricalcandone la quotidianità ma rielaborandola in modo del tutto originale, il ritorno al fascino dell’intreccio fra trama e azione che attira il lettore come una calamita.
Quasi fosse un personaggio dickensiano, il piccolo Harry, vittima indifesa di una fredda società che emargina chi è “diverso”, segue attraverso i libri della saga, un suo percorso personale di crescita, affrontando gli errori e gli orrori dell’adolescenza, coinvolgendo il lettore con la sua ingenuità, il suo candore e la sua curiosità e assumendo (come i protagonisti delle fiabe classiche) una graduale consapevolezza del proprio ruolo narrativo e simbolico solo man mano che la storia va avanti.
J. K. Rowling intesse una sapiente rete di fascino e magia attorno a Hogwarts, che esiste oltre i confini del mondo degli adulti e dove le cose che nella realtà dei babbani sono ordinarie divengono strumenti di potere.
Quello di Harry Potter è un indovinato e instabile pot pourri d’ingredienti fantastici e non, sapientemente mescolati per invogliare i lettori di ogni età a scoprire come finirà la storia, crescendo e soffrendo con l’inconsapevole eroe dalla cicatrice sulla fronte. Abilmente, l’Autrice pesca ovunque nella tradizione fantastica, rielaborando le sue fonti con garbo e leggerezza, incantando i lettori più giovani e incuriosendo quelli adulti.
Difficilmente si potranno sradicare dall’immaginario collettivo la partita di quidditch o la stupefacente Diagon Alley, così come sono sicura che ogni ragazzo che affronta il primo giorno di scuola superiore si senta come Harry alla cerimonia di smistamento del Cappello Parlante. E se andate a Londra, che amiate o meno HP, andate a King’s Cross e non esitate a cercare il binario 9 e ¾: potreste essere fortunati e riuscire a prendere il treno per Hogwarts.
Monica Serra
J.K. Rowlings, Harry Potter, ed. Salani, pubblicati tra il 1997 e il 2007