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Hate Machine – Parte Prima

Creato il 17 luglio 2014 da Egosistema

Hate Machine – Parte Prima

You don’t have to go far on the web or even everyday life to find people happy to say it: they hate Steve Jobs and all he stood for, and those who buy things from Apple – the “sheeple”, in an oft-used phrase – are simply buying stuff for no reason than its marketing, or advertising.

Why do they care?

( The Guardian )

Già, perché a queste persone interessa?

Ho trovato sempre affascinante il meccanismo che scatena il processo socio-psicologico dell’odio nei confronti di quello che alla fine della fiera è un pezzo di plastica, silicio e metallo che noi definiamo smartphone e per estensione odio nei confronti dell’azienda che lo produce.

Per poter capire il meccanismo scatenante di questo modello di comportamento bisogna analizzare i molteplici ingranaggi che lo compongono, quindi iniziamo facendo un pò di sociologia e teoria dell’informazione.

 

“Essendo l’uomo un «animale sociale», l’equilibrio è ciò che deve guidare i suoi rapporti con gli altri”

Aristotele

 

Io ho vissuto la mia giovinezza nell’era analogica, agli albori della rivoluzione virtuale

Ai miei tempi l’equilibrio che guidava i miei rapporti sociali si basava su un piano di valori molto diverso da quello attuale post rivoluzione virtuale, muovendosi su una base di ideologie politiche e sociali molto più radicate.

L’ideologia politica era una componente molto importante a quel tempo e un grande motivo di aggregazione sociale, unito anche a concetti come lotta di classe e idee di modifiche anche rivoluzionarie dell’assetto sociale preesistente.

Inoltre gli interessi e hobby di ciascuno, sport, musica, fotografia, film, videogames, erano vissuti in maniera molto più approfondita, mancando la miriade di input odierni ci si “specializzava” maggiormente, attraverso fonti di conoscenza si statiche, ma autorevoli, come saggi e riviste specializzate, oltre che allo scambio verbale fra componenti di uno stesso gruppo di interesse che finivano per creare una sorta di clan con simboli e soprattutto linguaggio propri.

Nell’era post rivoluzione virtuale l’ideologia politica è scomparsa, sostituita da un sostanziale nichilismo populista di notevole sterilità ideologica, la specializzazione personale e di gruppo nei confronti di pochi ma approfonditi interessi si è sciolta nella miriade di “rumore” della strabordante marea di input cognitivi a cui giornalmente siamo bombardati attraverso i social network.

Hate Machine – Parte Prima

Proprio la caduta delle ideologie e la progressiva superficialità nell’alimentare i propri interessi personali dovuta al bombardamento costante e quotidiano di miriade di informazioni, ha portato ad un progressivo mutamento e peggioramento dei nostri schemi cognitivi.

In precedenza, er alimentare i propri interessi una persona si informava su saggi e riviste specializzate mensili, avendo il tempo di assorbire e approfondire le informazioni, elaborandole secondo i suoi schemi cognitivi che si facevano complessi, ed arrivando a cogliere le molteplici sfaccettature di cui è composto ogni ambito dello scibile umano.

Quindi di un film si conosceva tutto, se ne leggevano approfondimenti e dibattiti, un videogames lo si giocava per centinaia e centinaia di ore, ci si iscriveva in forum specializzati e si imparava a conoscere ogni digitale mattone che componeva quel gioco.

Non si veniva bombardati da centinaia di foto ogni giorno, ma si imparava ad apprezzare i capolavori di pochi artisti professionisti, si approfondivano tecniche e si sviluppava un gusto artistico personale.

La lettura era fondamentale, era l’epicentro di ogni conoscenza, si leggeva tantissimo, saggi, romanzi e articoli di approfondimento in riviste specialistiche, la parola scritta su carta era la fonte che alimentava le nostre passioni diventando essa stessa passione, creando mondi attraverso lo stimolo di due componenti fondamentali che strutturano qualsiasi ragionamento complesso: la curiosità e la fantasia.

Attualmente, leggendo decine e decine di news al giorno, manca la possibilità di approfondimento, non si coglie più le derivazioni e sfaccettature di un’evento, il cervello umano, per ovviare al bombardamento cognitivo e cercare di dare un senso e una catalogazione anche solo superficiale al tutto si struttura in una forma mentis che si può definire binaria.

Hate Machine – Parte Prima

Abbandonando così per sempre un qualsivoglia ragionamento complesso, non si ha il tempo dovendo assorbire decine e decine di input testuali e audio visivi ogni santo giorno.

La curiosità non viene più stimolata poiché il senso della scoperta e della voglia di saperne è strozzata dalla miriade di informazioni superficiali giornaliere e la fantasia viene soffocata poiché la mente umana è già in uno stato di stressante sovraccarico di stimoli cognitivi.

Tutto diventa brutto o bello, meraviglioso o schifoso, bianco o nero, senza scala di grigi, senza sfaccettature, la mente umana non elabora più una mappa con multiple diramazioni nell’analisi di un input concettuale, non c’è ne il tempo.

Per forza di cose, spesso si riesce a malapena ad acquisire solo il titolo delle decine di news che ogni giorno subiamo, figuriamoci se riusciamo ad approfondirle ed elaborarle, no cataloghiamo come bello o brutto, figo o merda, uno o zero.

E come decidiamo cosa mettere nella scatola del bello e in quella del brutto?

Hate Machine – Parte Prima

Qui ritorna in gioco il nostro Aristotele per descrivere gli altri ingranaggi del meccanismo.

Alla prossima puntata (bisogna pur lasciare il tempo di elaborare)!


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