Fuori dal campo farebbe piacere a chiunque incontrarlo, dentro a ben pochi. Domenico Scognamiglio non è uno di quei difensori che prendere palla o gambe fa lo stesso o che pur di tenere a bada gli attaccanti strappa magliette come fossero biglietti al botteghino. Lui prende sempre la palla e alla fine l’unica cosa che strappa sono gli applausi dei suoi tifosi.
Lo sanno bene quelli dell’Herculaneum, che lo hanno tenuto a battesimo al suo primo anno tra i “grandi”, quando Scognamiglio ha vestito la maglia del suo paese, Ercolano. Ci tornerà sabato pomeriggio con in dosso un’altra maglia granata, quella del San Giorgio. Una partita, per il centrale classe ’90, dal sapore speciale, di cui ha voluto parlare ai nostri microfoni.
Sabato Herculaneum-San Giorgio, torni dove tutto è cominciato.
Ovviamente per me era un nuovo mondo che si apriva. L’anno prima avevo fatto scuola calcio, quindi sono stato catapultato direttamente in prima squadra. A 16 anni e 10 mesi ho fatto l’esordio in Eccellenza – in marcatura ad uomo su un certo Ciccio Troise -, dove vigeva la regola degli under obbligatori che dovevano essere due 88′ e un 89′ e mister Ulivi ebbe il coraggio di piazzare in mezzo al campo me, che sono del 90′.
Oltre alla tua prima squadra, ritroverai appunto anche il tuo primo mister. Che allenatore è Ulivi?
Ho avuto il piacere e la fortuna di essere allenato da una persona preparata come lui. Essendo la mia prima esperienza in un campionato difficile come quello campano avere un mister di questa caratura mi ha aiutato molto.
Purtroppo quell’anno la squadra retrocesse, tu però approdasti in serie D, dove hai giocato per tre anni consecutivi in squadre di vertice. L’annata più bella?
In Interregionale ho passato tre anni molto intensi e molto belli sotto tutti i punti di vista, avendo giocato in tre piazze assetate di calcio come Pomigliano, Pianura e Arzanese. Mi sono anche tolto qualche soddisfazione sia a livello personale che di squadra. Col Pomigliano, infatti, sono entrato nella Top 11 degli Under di tutta la serie D. Con l’Arzanese, invece, abbiamo vinto il campionato. E’ stato fantastico!
E la partita più bella? Sbaglio se dico Pianura-Carpi?
Di partite belle per fortuna ne ho giocate più di una, ma Pianura-Carpi non la dimenticherò mai. È stata una gara epica per vari motivi, tipo l’acquazzone in piena estate caduto sul “Simpatia”. Era la semifinale di ritorno dei play-off di serie D. Una semifinale praticamente già decisa all’andata: il Carpi ci aveva battuti 5-0. Dopo soli 7’, però, segnammo due gol e più segnavamo più ci credevamo. Poi avere in squadra i migliori giocatori di certo ci ha aiutato molto. Tipo Manzo, Sibilli, Del Sorbo, Mattera, Alloca, Ausiello, Ianniello e Manzi. L’elenco è lungo e tutto questo grazie ad una società molto ricca. Alla fine vincemmo 8-2 e andammo in finale (poi vinta col Matera ndr).
Che cosa pensi delle frasi di Lotito sul Carpi e sulle squadre di periferia?
Non sono assolutamente d’accordo con le sue dichiarazioni, questo è stato l’esempio che in Italia non c’è abbastanza meritocrazia. Se il Carpi, dove gioca il mio amico Letizia, sta dominando il campionato cadetto significa che meritano di essere lì ed è giusto che arrivino in Serie A senza differenza tra squadre di periferia e quelle di città.
Nonostante tu in quei tre anni abbia giocato sempre ad alti livelli, poi non sei mai più ritornato in Interregionale. Perché quando non si è più Under si trovano molte più difficoltà a trovare squadra?
Il motivo principale penso sia dovuto al fatto che ho giocato in un ruolo – terzino – dove nel 99% dei casi viene messo proprio un under, per questo mi sono dovuto adattare da difensore centrale. Un altro motivo, personalmente parlando, penso sia dovuto al fatto che non sia più bravo per l’Interregionale (ride ndr).
Le maglie hanno tutte lo stesso valore o indossare quella del proprio paese dà un’emozione diversa?
Sicuramente indossare la maglia del proprio paese ha sempre qualcosa di diverso rispetto alle altre. Non che queste non abbiano valore, ma penso sia normale preferire quella del proprio paese natio.
L’ultima, quella attuale, è quella del San Giorgio. Rispetto all’annata nell’allora Onlus Ercolano stessa maglia granata, stesso obiettivo. Questa volta riuscirai a centrare la salvezza?
All’epoca non giocavamo mai in casa per colpa dei lavori al “Solaro” e questa non è cosa da poco per qualsiasi squadra. Quest’anno spero che l’esito sia diverso, anche perché società serie come San Giorgio o Ercolanese ne sono rimaste poche.
L’Herculaneum è il principale ostacolo che vi separa da questo traguardo, che partita ti aspetti?
Mi aspetto una gara all’attacco da parte dell’Ercolanese per non perdere terreno dalla Sessana in ambito play-off e anche perché all’andata vincemmo al 91′ una gara molto equilibrata, che da parte loro grida ancora vendetta. Noi, però, abbiamo un obiettivo da raggiungere il più presto possibile e siamo reduci da tre buoni risultati, sperando che la striscia continui. Spero in una bella gara.
Come si fa a fermare Casonaturale e Pianese?
Purtroppo non ho l’antidoto necessario per fermare avversari come loro. Casonaturale, scusa il gioco di parole, è una forza della natura, insieme a Grezio, Majella e Fava è uno di quei giocatori avversari che faccio fatica a tenere a bada. Non che io sia Nesta o Maldini, però mi hanno impressionato molto e non sono certo io a scoprirli.
Per concludere, un giorno ti piacerebbe tornare a giocare per la tua città?
Come detto prima a chiunque farebbe piacere giocare con la maglia della propria città, magari un giorno non troppo lontano mi piacerebbe.