Sono sempre stato sostanzialmente disinteressato dal mio aspetto fisico. Compro vestiti solo se mi trascina qualcuno in catene, odio la palestra e non ci andrei manco pagato, e se faccio sport è perchè mi diverte praticarlo, e non certo perchè ossessionato dal mito di un corpo tonico e irreprensibile. Il filo conduttore in tutto questo è in realtà il filo conduttore di tutta la mia vita, ovvero l’immonda pigrizia di cui sono cosparso come fosse melassa, e che rende i miei movimenti lenti e dannatamente faticosi.
Magro sin dalla nascita, fino al mio arrivo nella terra di sua Maestà il Maiale e dei suoi ciambellani di corte, i grassi saturi, pesavo manco 60 kili. Dodici anni di Emilia me ne hanno regalati altri 12, la sporca dozzina, e devo dire che questo ha contribuito, oltre ad accellerare l’insorgere di probabili problemi cardiocircolatori a venire, anche a far mettere ciccia laddove si palesavano abominevoli spigoli. (e sì che quegli spigoli in passato mi hanno sottratto alle mazzate genitoriali: essendo ossuto in modo quasi spinoso, punirmi corporalmente perchè ero un cacacazzi di prima categoria era per i miei genitori un supplizio da flagellanti).
Secondo le leggi altezza/peso, rimango ancora al di sotto del peso forma, e dunque anche se fossi un attento controllore della mia taglia di pantaloni, non avrei certo di che lamentarmi.
Ma la questione non è il peso.
La questione è che mi è scesa la panza.
Da qualche mese, non prima. E la questione non mi va perchè non mi tornano i conti.
Ovvero, se avessi cominciato a nutrirmi a scassapanza di cibi molesti, aumentandone il dosaggio a pranzo e cena, capirei.
Se avessi smesso di fare sport, dedicandomi solo alla nobilissima arte del videogioco, capirei.
Se non facessi 4 km a piedi al giorno di solo tragitto casa-lavoro-casa, e avessi ceduto alla moto o al taxi o al risciò, capirei.
Se in questi tre mesi avessi messo su altri 3 misteriosi kili, capirei.
Ma tutto questo non è successo, eppure il ventre mi si è espanso (nessuno provi a ipotizzare cause mediche, perchè l’ipocondriaco che è in me vi spacca il culo!). Non sono diventato il Mago Pancione, per carità, e nemmeno Vito Catozzo. Però posso prendermi le trippette in mano e muoverle facendole parlare (in effetti ho sempre desiderato farlo..). Potrei pitturarmele di bianco e di rosso, e trasformarle in un largo faccione di clown triste.
Credessi maggiormente alle leggende metropolitane, potrei mettere in relazione lo spuntare della panza e il mio lavoro da dipendente pubblico, in altre parole la mia non sarebbe altro che la classica “pancetta da statale”. Ma siccome se c’era un lavoro che facevo da spanzato perenne sulla sedia, quello era lo scrivere ricorsi e atti di citazione, e che in questo invece non faccio che trottare in piedi senza posa, dire che la leggenda era e resta metropolitana.
Ora, a me non frega nulla, in sè della pancia. Ma quel che non sopporto è che il mio corpo cambi senza motivo, essenzialmente perchè sono un maniaco dell’autocontrollo. E che il mio involucro si formi, sformi, deformi e ricompatti a piacimento di un metabolismo che comincia a dare i numeri, a me sta sulle balle.
I maledetti quarantanni mi attendono al limitare, e non hanno fretta. E siccome non sono proprio dietro l’angolo, ti avvertono con questi scherzetti che è finito il tempo in cui tutto, magrezza compresa, era gratis. Adesso, se voglio rimanere identico come il personaggio di fumetti che ho sempre ambito ad essere, devo essere pronto al sacrificio estremo.
Dovrei dunque cedere allo strazio di serie di addominali sulla panca?
Dovrei rinunciare ad iniettarmi il gorgonzola direttamente nelle vene?
Dovrei smettere di arbitrare e darmi al triathlon? Lasciare la squadra di calcetto di dopolavoristi e preparare la Maratona di New York? Smettere di inalare i fumi droganti di un pecorino di fossa e darmi alla tristezza gustativa del cavolo rapa?
Questa panza, ben più di un contrattempo estetico, è un avvertimento mafioso. E’ un ricatto silente e gommoso. E’ una forma di condizionamento mentale, un tarlo corpacciuto che intima ammiccando.
Vincerà la mia statuaria immota monolitica e reazionaria incapacità di cambiare, o questo piccolo clown deforme che mi sorride come IT mi trasformerà in un maniaco del fitness?
Magazine Salute e Benessere
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