
“Le stesse eleganti e agiate persone, poi, che se ne stanno sedute in quei caffè, impedite nel pensare, nel discorrere e quasi persino nel respirare da quella musica d’una dolcezza appiccicosa, attorniate da un lusso greve e massiccio, da marmi, argenti, specchi e tappeti, le stesse persone ascoltano, la sera, a sentir loro con vero rapimento, una conferenza sulla nobile semplicità della vita giapponese e tengono in casa, in belle edizioni e rilegature, leggende di monaci e discorsi di Buddha. Non che io voglia fare il rigoroso e il moralista, anzi sono tutt’altro che contrario a certi vizi piuttosto folli e pericolosi e mi piace che la gente sia allegra, perché con la gente allegra si vive meglio…ma, sono poi proprio allegri, costoro? non sono sprecati tutti quei marmi, quella panna, quella musica? Forse che queste persone, servite dal cameriere in livrea e avendo dinanzi piatti pieni di squisiti dolciumi, non leggono nei loro giornali continui resoconti di carestie, sommosse, sparatorie, esecuzioni capitali? Forse che dietro le gigantesche lastre di vetro di questi eleganti caffè no c’è un mondo pieno di assoluta miseria e di disperazione, pieno di follia e di suicidio, pieno di angoscia e di terrore? Ma sì, lo so, tutto questo è necessario, in un certo senso è giusto, e Dio vuole così. Ma lo so allo stesso modo con cui si sa la tavola pitagorica. Non è un sapere che persuada. In realtà tutto questo non mi sembra affatto giusto e voluto da Dio, ma pazzesco e mostruoso.”