Si parla spesso in effetti della mancanza di formazione adeguata da parte degli insegnanti per un cambiamento radicale dell'istruzione, che metta in atto una didattica innovativa grazie all'utilizzo delle tecnologie digitali.
Ma a sgombrare il campo da ogni dubbio è stata Dianora Bardi, vicepresidente di Impara Digitale (http://www.imparadigitale.it/) intervenuta al Digital Government Summit recentemente svoltosi a Roma: "Insegno latino e ho 60 anni. Sono la dimostrazione vivente che non esistono limiti anagrafici o culturali".
A pochi anni dalla pensione la Bardi, da cui dipende il coordinamento di oltre 300 istituti scolastici lanciati in questa nuova sfida, è diventata un simbolo.
"Non ero pratica di tecnologie, mi hanno insegnato gli studenti - ha raccontato - Ma l'esperta di didattica sono io e quindi non ho perso autorità nei loro confronti, anzi ne ho acquistata".
Da sinistra: L.De Biase, Macellari, V. Campione, S. Bono, D. Bardi, S. Quintarelli
Ma come funziona questa nuova didattica?
"In classe ci si muove come in un laboratorio di ricerca - ha proseguito l'insegnante - Fondamentali sono la trasversalità tra le diverse materie scolastiche e la programmazione comune tra i docenti. Il primo passo è insegnare a diventare cittadini digitali, quindi per esempio si parla di sicurezza in Rete e di diritto d'autore. Poi si fornisce un metodo per fare ricerca e per l'utilizzo corretto delle fonti. La lezione svolta in classe viene rielaborata a casa dagli studenti, per condividere il lavoro fuori dall'aula si utilizza Skype. Ma attenzione: le tecnologie sono solo lo strumento, non il fine".
Non è sufficiente quindi introdurre nella scuola "le macchine", come ha ricordato il Direttore di Astrid (http://www.astrid-online.it/) Vittorio Campione. Occorre anche "modificare i modelli organizzativi", diversamente strumenti come la Lim (Lavagna Interattiva Multimediale) rischiano di restare solo quadri appesi alle pareti.
Ma soprattutto bisogna formare gli insegnanti, perché se ci sono scuole all'avanguardia ne esistono molte altre in cui questi temi sono ancora lettera morta.
Di recente - e lo ha ricordato la dirigente del Miur Sabrina Bono - il governo ha stanziato 10 milioni per la formazione (non solo quella digitale, però) e altri 15 per la connettività wireless nelle scuole (http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs071113).
Non molto per la verità. Ma questo è quello che passa il convento e allora si tenta di percorrere altre strade.
Stefano Quintarelli, informatico ed esperto di telecomunicazioni, ora anche deputato di Scelta Civica, ha presentato un emendamento alla Legge di Stabilità in cui si prevedono incentivi alle aziende che fanno dono alle scuole dei loro pc dismessi.
"Bisogna costruire una scuola-piattaforma, ha rilanciato il giornalista del Sole 24 ore Luca De Biase, dove le realtà più avanzate possano fare da traino per quelle più arretrate".
Per Dianora Bardi la pensione può attendere.
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