Oggi ho fatto una figuraccia su Facebook. Quando l’ho capito mi è risuonata nelle orecchie la coscienza di Bridget Jones in versione personalizzata: “Che pasticcio MG!”. Ci sono rimasta malissimo, ho sentito le guance arrossarsi come accade ogni volta che mi sembra di aver fatto un torto all’umanità o di dover ritirare il Premio Oscar davanti a una platea fitta di vip. Lo screenshot che segue mostra cos’ho combinato:
Mi stavo beando del mio ricordo nostalgico del liceo e della seconda prova di maturità quando, all’improvviso, una mia ex compagna di classe mi ha scritto in privato:”Ma che dici? La nostra prova era di latino!”.
Sono consapevole dei miei problemi di memoria a breve e lungo termine, tant’è che ho cominciato a studiare un po’ come funziona il cervello. Ma mai mi sarei aspettata di confondere il latino con il greco e i ricordi reali con la fantasia, anch’essa realissima per me. Superato lo shock iniziale, ho deciso di ammettere il mio errore:
Da questa figuraccia su Facebook ho capito tre cose importanti:
- non posso fidarmi della mia memoria
- devo controllare le fonti anche per parlare dei miei ricordi
- come nella vita offline, anche sui social e sul web in generale è un dovere ammettere di aver sbagliato
Il mio è un piccolo esempio, una social-disavventura di poco conto, eppure in un baleno mi sono resa conto di quanto sia importante essere leali verso chi legge e di quali sarebbero potuti essere gli effetti collaterali di una mia omissione. Chiariamoci: non sono un guru del web, ma con impegno quotidiano sto cercando di crearmi una web reputationpulita e senza ombra, quindi mi sono sentita in dovere di smascherare subito il fallimento della mia memoria. Per dirla così, in toni melodrammatici.
La mia vecchia amica di scuola ha avuto la delicatezza di scrivermi in privato, ma se non avessi ammesso l’errore:
- prima o poi, avrei rivisto in blocco tutti gli amici di classe del liceo, pronti a smentirmi sulla mia bacheca
- mi sarei chiesta per ore se fosse stato giusto tacere
Insomma, i miei problemi di memoria – a soli 30 anni – ci sono e sono belli grossi. In compenso, ho capito che anche i più bei ricordi sbiadiscono con il tempo. Per fortuna ci sono il curriculum vitae in formato europeo che mi ricorda quello che ho fatto, compreso l’essermi diplomata il 5 luglio 2002, e gli amici pronti a bacchettarmi e a ridere con e di me. Anche se non ci si vede da anni.