Ma io direi di partire direttamente con la lista perché la spiegazione del titolo è così chiara che, chiosarci ancora sopra, mi darebbe l’impressione di trattarvi da deficienti.
1. It – Il pagliaccio assassino (1990) di Tommy Lee Wallace
Forse uno dei migliori libri horror che io abbia letto in vita mia in una sola settimana, malgrado la mole di pagine di cui è costituito. Ma sapete, non ho mai amato molto quella porcheria del Festival di Sanremo e così, in quelle notti in cui lo trasmettevano, optai per qualcosa di decisamente più interessante. Il romanzo è stato scritto nel 1986 e ha come protagonisti un gruppo di ragazzi degli Anni Cinquanta che deve vedersela con una creatura soprannaturale in grado di cambiare forma a suo piacimento… e, fra le tante scelte, opta per apparire in quella di un clown. Un clown che poi ritorna negli Anni Ottanta ancora desideroso di mietere vittime per saziare la sua fame di carne umana. Nel 1990, si decide di trasporre il romanzone in una miniserie che però lascia a desiderare… lascia molto a desiderare. La regia dilettantesca, gli effetti speciali insignificanti, la sceneggiatura che sgonfia gran parte della tensione e che sceglie un finale sottotono… Con le attuali tecnologie per gli effetti speciali e una migliore presa sulla storia, forse l’alieno lovecraftiano It potrebbe continuare tranquillamente a farvi cagare addosso dalla paura, soprattutto nella scena in cui sbuca fuori dal bocchettone di una fogna chiedendo al bambino di turno: «Lo vuoi un palloncino? Galleggia!!!» Comunque, ho come il sentore che presto finiremo veramente con l’inciampare sul suo remake, anche se per ora non se ne parla, ma quella specie di ufo mutaforma che vive nelle fogne di Derry mantiene ancora inalterato il suo fascino.
2. Unico indizio la luna piena (1985) di Daniel Attias
Anche questo, va annoverato fra i migliori romanzi brevi di Stephen King. Anche se non è un vero e proprio romanzo, ma un romanzo grafico omonimo a tiratura limitata. Quando però venne portato sul grande schermo, con una sceneggiatura scritta di tutto pugno dallo stesso King, il risultato di Unico indizio la luna piena è stato mediocre. Alcuni incolpano il cast troppo ridicolo che annoverava le star Anni Ottanta di allora (per fare due nomi Corey Haim e Gary Busey), altri gli effetti speciali che non erano sufficientemente orrorifici per terrorizzarci con un licantropo. Peccato, perché la storia di un prete che, raccogliendo uno strano fiore, è maledetto a diventare un lupo mannaro a ogni luna piena meriterebbe di più. Se potessi azzardare un consiglio: se ne potrebbe fare un film stranamente più lungo del precedente.
3. Cose preziose (1993) di Fraser Clarke Heston
Cose preziose non è uno dei più affascinanti romanzi di Stephen King (io non ho ancora deciso se mi piace o meno), ma ha delle potenzialità narrative non indifferenti. La storia di un inquietante antiquario (interpretato con molto gusto dallo svedese Max von Sydow, che già da allora necessitava di Algasiv) che vende oggetti maledetti alla gente del paese è fenomenale. Merito di una buona sceneggiatura firmata da WD Richter, ma il film nella sua trasposizione, ahimé, è lacunosa nella regia (affidata al figlio di Charlton Heston) che appare instabile e amatoriale, ma soprattutto nel montaggio poco brillante. Un remake potrebbe decisamente migliorare l’immagine audiovisiva che ha lasciato.
4. Grano rosso sangue (1984) di Fritz Kiersch
Basato su un racconto di Stephen King del 1977, pubblicato per la prima volta… e non scherzo… su Penthouse, la storia di Grano rosso sangue è quella di un piccolo centro contadino della provincia americana dominato da una setta di bambini che, per assicurare un ottimo raccolto di mais, compiono dei sacrifici umani. Il film è piuttosto privo di tensione, di humour e di stile… causa anche di una regia da cineamatore locale. La cosa più dolorosa è che, a questo film, sono seguiti un’infinità di sequel uno peggiore dell’altro. Se ne facessero una versione meno povera forse sarebbe meglio.
5. Fenomeni paranormali incontrollabili (1984) di Mark L. Lester
Il film è interpretato da una giovanissima Drew Barrymore che, per molti versi, è una sorta di cuginetta acquisita di Carrie, dove però le capacità telecinetiche vengono sostituite da quella di poter controllare il fuoco per ripicca. Ahimé, il film è logoro e consunto nella sua sceneggiatura, senza un minimo di competenza tecnica per quel che riguarda regia e montaggio… e poi ha una sconcertante mancanza di stile. Peccato, perché la storia è divertente e potrebbe essere spremuta creando qualcosa di veramente meraviglioso con uno sceneggiatore migliore e degli effetti visivi all’altezza.
6. L’ombra dello scorpione (1994) di Mick Garris
Uno dei più amati romanzi di Stephen King su un virus che devasta il mondo intero lasciando in vita solo una manciata di sopravvissuti è stato originariamente adattato per la televisione in una miniserie diretta da Mick Garris e con una sceneggiatura di King (che qui era anche reo produttore). Una ciofeca assurda e preoccupante che non cattura. Necessita assolutamente di un rifacimento.
7. Cuori in Atlantide (2001) di Scott Hicks
Nel 20012, il regista di Shine adatta l’ambizioso romanzo composto da un collage di storie che si svolgono intorno agli Anni Sessanta Cuori in Atlantide. Uno dei migliori libri di Stephen King che però diventa un film mediocre, ma invariabilmente soporifero, soprattutto perché la scelta di Hicks non è quella di trasporre il vero racconto Cuori in Atlantide, ma un’altra storia che era contenuta all’interno del libro.
8. Desperation (2006) di Mick Garris
Ancora una volta Mick Garris ci riprova e porta sul piccolo schermo Desperation, un altro romanzo che avrebbe meritato un trattamento migliore. Anche in questo caso, lo scenario è lo stesso delle collaborazioni Garris-King, dove il primo fa la regia e il secondo scrive la sceneggiatura (e a questo punto possiamo anche dire che King sarà anche un ottimo scrittore, ma come sceneggiatore fa venire una pancreatite). L’incapacità tecnica di Garris e l’ostico script di King, sommati ai limiti della televisione sono una condanna a morte per il libro. Ho sperato fino all’ultimo che la miniserie non dovesse arrivare a mangiare il pandoro… ma ahimé…
9. Rose Red (2002) di Craig R. Baxley
Uno dei pochi film di Stephen King basati su una sceneggiatura originale firmata da King stesso… e il risultato anche in questo caso è pessimo (magari capisse che non è il caso di proseguire per questa strada). Si ha l’impressione fin da subito di un film troppo vecchio per il palato del pubblico moderno. Di case stregate se ne sono viste a iosa sul grande schermo e questa è sicuramente la meno paurosa . Goffo, appesantito da una sovrabbondanza di personaggi … insomma… questa roba spettrale meriterebbe un trattamento migliore visti i commenti di tutti i colori che aveva ricevuto dalla critica. Mi piace solo la casa… e per avere una casa del genere, anche infestata, sarei disposto a tirare il collo a tutti voi.
10. Cimitero vivente (1989) di Mary Lambert
Il motivo principale per cui Cimitero Vivente dovrebbe essere rifatto non è perché il film del 1989 sia brutto o particolarmente datato… Affatto! Cimitero vivente è uno dei migliori horror della fine degli Anni Ottanta che ci siano stati in circolazione in quegli anni, ma c’è da dire che la tecnologia disponibile di allora era limitata e che la regia era piuttosto compassata. Una nuova versione della storia potrebbe essere molto più interessante, soprattutto con un’estetica più moderna e con migliori effetti visivi. Diciamo quindi che, a naso, andrebbe rifatto per acquisire una migliore notorietà anche fra il pubblico meno adulto. Mi sembra anche giusto sottolineare il fatto che il libro mi stufò già dopo due capitoli durante i quali non succedeva praticamente nulla. Non ero riuscito a immaginare due ore di quella roba, ma il vero colpo di genio di King (anche qui sceneggiatore) fu il fatto di arrivare subito al sodo e non di girarci intorno come fece nel romanzo. Una volta, lessi una sua intervista rilasciata su questo film: si credeva Proust.
Fabio Secchi Frau