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“Ho perso la testa per te!” Scopriamo insieme perché ci innamoriamo e cosa accade al nostro cervello

Da Silvestro


 

“Quando nasce un amore” Anna Oxa

A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa psicoterapeuta a Roma

“Quando nasce un amore” Anna Oxa

A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa psicoterapeuta a Roma

Ricordate il post sulla differenza tra innamoramento e amore tratto dal film “il mandolino del capitano Corelli”? “”L’amore  è quello che resta del fuoco, quando l’innamoramento si è consumato.” In realtà molto probabilmente non abbiamo mai pensato a cosa ci capita quando la scintilla fa poi ardere il fuoco della passione: avremo di certo avvertito le famose farfalle nello stomaco, le gambe che iniziano a tremare, ma cosa succede davvero?  

Quante  volte ci sarà capitato di dire “Ho letteralmente perso la testa per lui/lei!”… oppure “Penso sempre a lui/lei!”… ebbene, queste espressioni non sono altro che la traduzione della tempesta che sta irrompendo nella nostra vita, la tempesta dell’amore.

All’inizio siamo fortemente attratti dall’altro per gli occhi, i capelli, le labbra, l’odore , ma si tratta solamente di razionalizzazioni, poiché in realtà non sappiamo mai per quale motivo una persona sconosciuta diventi il centro dei nostri pensieri. Cos’è che fa entrare in azione Cupido?

Ovviamente parte del lavoro viene fatto dal patrimonio genetico: più un partner è “lontano” da noi, nel senso di “diverso”, più è probabile che garantisca un patrimonio genetico più eterogeneo e favorevole per la prole.

Subentrano poi gli organi di senso come per esempio l’olfatto, il più antico ed anche il più potente ( partendo dall’azione “sessuale” dei feromoni, per arrivare alla forza della memoria olfattiva che ci fa rivivere sensazioni del passato sentendo certi profumi ed odori); la vista ( fondamentale per la formazione delle relazioni interpersonali, poiché attraverso le espressioni del volto possiamo capire cosa accade all’altro e regolare i nostri comportamenti ); l’udito ( tonalità e timbro rivelano le intenzioni dell’interlocutore); il gusto ( durante il bacio vengono probabilmente rilasciati feromoni e altre sostanze come le endorfine che stimolano i centri del piacere) e infine il tatto ( pensiamo al potere dello sfiorarsi non intenzionale… la pelle è un involucro che protegge il nostro Io e ovviamente lo sfiorarsi ed il toccarsi assumono un significato particolare nella misura in cui quel sottile limite viene oltrepassato in modo più o meno consapevole). Ed infine il ruolo del cervello. Avreste mai creduto di “decidere” di innamorarvi? In realtà è proprio questo quello che accade.

L’amigdala (struttura cerebrale che attribuisce un significato emozionale allo stimolo) riceve informazioni dagli organi di senso e dice se quello che stiamo avvertendo “ci piace” oppure no e se è meglio fuggire o meno nel caso in cui fosse pericoloso. Da qui partono poi all’impazzata una serie di messaggi a tutti i centri del cervello “sequestrandoli” in questa reazione. Si parla infatti di un vero e proprio “sequestro neuronale” ed è  un messaggio così potente da far tacere ogni altra informazione; di conseguenza pensiamo sempre all’altra persona e passiamo le nostre giornate sognando ad occhi aperti momenti da trascorrere con l’altro. Contemporaneamente avvertiamo batticuore, debolezza alle gambe, sensazioni di caldo e di freddo perché sono stati informati i centri cerebrali deputati a queste attività riflesse. Quasi contemporaneamente entra in gioco la corteccia prefrontale che risponde all’amigdala “Ti sei innamorato!”; nel tempo poi, sempre la corteccia, fornirà risposte più elaborate a domande del tipo “E’ la persona giusta?” “Ricambierà quello che provo?”. Altre connessioni poi tra amigdala e ippocampo (importante struttura cerebrale deputata alla memoria) determineranno la persona di cui ci innamoreremo, poiché si sceglie di solito qualcuno che ci fa riemergere ricordi piacevoli connessi alle primissime esperienze e impressi nell’ippocampo. Ricordo un ragazzo che si innamorava sempre di ragazze con i capelli ricci alle quali arrotolava sempre i capelli.. non a caso la mamma era riccia e da piccolo amava arrotolarle i capelli mentre prendeva il latte. In un certo senso dunque, non siamo liberi di innamorarci, per lo meno in senso biologico, poiché il patrimonio genetico, il temperamento e soprattutto le prime esperienze lasciano tracce indelebili che determineranno tutta la vita emotiva dell’individuo.

Cosa si prova quando si è innamorati?

Anzitutto si verifica uno stato mentale alterato ( tranquilli, non state impazzendo, anche se per amore di pazzie se ne fanno molte!): iniziamo ad avvertire un’incontenibile euforia, dormiamo e mangiamo di meno e nonostante ciò abbiamo una forza tale che scaleremmo l’Everest. La persona di cui ci siamo innamorati appare straordinaria, senza difetti e il mondo ci appare più bello, tutti sembrano più gentili e disponibili (in realtà è la proiezione del nostro stato interno su ciò che ci circonda, unito alle aspettative che iniziamo a nutrire). La serotonina e la dopamina ( due neurotrasmettitori legati alla promozione dello stato di benessere) sono responsabili dell’innalzamento del tono dell’umore, stimolano curiosità e ricerca del nuovo, mentre attenuano la paura verso ciò che è sconosciuto ( come per esempio la persona da cui siamo attratti).

Un’altra particolarità della condizione dell’innamoramento è legata alla comparsa di idee intrusive legate all’altro. Questi pensieri sopraggiungono indipendentemente dalla volontà della persona e, a differenza dei pensieri intrusivi tipici del disturbo ossessivo compulsivo, si tratta di idee prevalenti, non ossessive, ed inoltre sono a carattere ego sintonico, ovvero il loro manifestarsi provoca piacere nella persona. L’anticipare l’incontro, l’immaginarsi un bacio o un abbraccio e il ricordo dei momenti e dei luoghi, sono ovviamente pensieri piacevoli che, anche se occupano il pensiero per gran parte della giornata, divengono il motore propulsivo del quotidiano.

Ultima caratteristica legata all’innamoramento riguarda i comportamenti associati ad esso. Il fatto che una persona ci piace e ci attrae fa si che mettiamo in atto una serie di comportamenti volti a ridurre la distanza fisica ( telefonate, passeggiate nei luoghi dove speriamo di incontrarla) ed anche il nostro comportamento non verbale ovviamente sarà portatore dei nostri sentimenti. Chi è innamorato o comunque attratto da qualcuno tenderà a sedersi incrociando i piedi, con il palmo della mano rivolti verso l’alto; gli occhi si faranno più profondi ed intensi poiché le pupille si dilateranno e le secrezioni lacrimali aumenteranno contribuendo a rendere lo sguardo languido e luminoso. Inoltre il sorriso si farà più ampio ( in termini evoluzionistici indica l’innocuità di chi lo esibisce) e i movimenti dell’uno finiranno con il rispecchiare quelli dell’altro: inizierà una sorta di danza armoniosa in cui i due partner sincronizzeranno le loro azioni, fino ad essere sulla “stessa lunghezza d’onda”.

Fin qui abbiamo visto cosa capita quando Cupido ci colpisce con le sue frecce, ma quanto dura questa fase idilliaca e come evolve?

Secondo alcuni studiosi il tempo dell’innamoramento va dai 18 mesi ai 3 anni, ovvero, evolutivamente parlando, il tempo necessario affinchè si possa mettere al mondo un bambino e gettare le basi per una famiglia. Dalla conoscenza sessuale si passa infatti all’impegno reciproco per una vita comune, con l’attenuarsi dell’ansia da separazione ed il consolidarsi dell’attaccamento e dell’amore. L’innamoramento lascia così spazio all’amore sia per motivazioni di carattere biologico ( il nostro organismo non può “permettersi” di restare a lungo “sequestrato”, le energie e le risorse devono essere impiegate nel quotidiano e nella crescita personale e la tempesta biochimica scompare) che emotivo:  l’attaccamento si è consolidato e sappiamo che l’altro c’è; dobbiamo solo far attenzione a non restare intrappolati nel tranello della routine.

La natura dell’amore è quindi presto svelata: un mix di cuore e cervello, di biologia ed esperienze che rendono questo universo unico come è unico l’individuo che lo esplora, in un connubio che invece troppo spesso vede prevalere l’una o l’altra parte, quando invece già Joseph Joubert, aveva tracciato la rotta dell’amore “La ragione può avvertirci di quel che conviene evitare; solo il cuore ci dice quel che dobbiamo fare”.


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