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Ho sempre pensato che un ladro finito in carcere sia un poveretto, abiti in ringhiera, sia il classico emarginato. Forse deviato dal cinema ma certe immagini, ammetto, che mi danno fastidio. Ma sono io che sbaglio, che penso male.

Creato il 08 novembre 2013 da Slasch16

20080316130632!I_soliti_ignoti_3Ho guardato per pochi minuti Servizio Pubblico ed ho visto il servizio sul carcere di Poggioreale. Tralascio il problema carceri in se, esiste ed è inutile nasconderlo, sono da sempre convinto che il poveretto paga, nel senso che va in galera,  e chi ha i soldi no, o almeno succede raramente.
Non voglio fare il fenomeno, il garantista ad ogni costo, anche se attraverso radio Popolare, mi pare che la trasmissione si chiami Radio Carcere, ho avuto modo di seguire le vicissitudini dei carcerati di Opera o S. Vittore e dei loro familiari ed ho conosciuto storie di rivincita ma anche di emarginazione.
Ed allora che cosa mi ha infastidito? E se mi ha infastidito ho dei buoni motivi oppure il problema è nella mia testa?
Alludo al fatto che il carcerato povero, l’escluso dalla società, quello delle periferie o delle borgate l’ho sempre immaginato con le scarpe rotte ed i pantaloni usurati oltre misura o con la giacca di recupero sempre troppo stretta.
La fila dei parenti, mogli, fidanzate, compagne era lunga fuori dal carcere di Poggioreale ma non so perchè, come mai, il mio sguardo è stato attirato dai particolari che, forse, mi hanno portato fuori strada.
C’erano gli alimenti, probabilmente il rancio fa schifo ed è comprensibile, ma quello che la mia mente rifiuta è il parente con il telefonino, l’iphone, gli anelli al dito che magari sono bigiotteria intendiamoci, i capelli freschi di parrucchiera o di tinta fatta in casa, il vestito alla moda. Le mani, le unghie, avevano lo smalto come quello delle presenzialiste nelle trasmissioni Rai o Mediaset.
Una sola aveva un leggero cenno di crescita nei capelli.
Come sono lontani gli anni 50, 60, dove i poveri erano veramente poveri e con i proventi dei furti si comprava da mangiare o le scarpe, certamente non l’iphone di ultimo grido anche se a mercato nero.
Insomma non so come rendere l’idea ma se quella gente la togli dall’entrata del carcere e la porti in una piazza qualsiasi del centro di Napoli o di Milano tutto possono sembrare ma non dei familiari di poveracci costretti al furto o a spacciare per sopravvivere.
E’ una sensazione strana, la mia, e certamente sbagliata anche se faccio fatica a scacciarla.
Prendiamo Chi l’ha visto? Non lo guardo da anni ma lo guarda mia moglie e c’è una cosa che mi ha sorpreso sin dalle prime puntate.
Spesso parlano di situazioni gravi, disperate, di problemi economici o sentimentali. Si fanno collegamenti in diretta con le case degli interessati e mai una volta che un collegamento sia stato fatto da una casa di ringhiera, dai bassi di Napoli, da una baracca sotto le autostrade di Milano. Sempre da case dignitose, in modo particolare dalle cucine di queste case. Cucine che, sono certo, molti di noi possono solo sognare.
Non so perchè quando si parla di miseria, di povertà, di emarginazione i veri emarginati non si vedano mai.
Non so come dire. Confermo che certamente sono io che vedo le cose nel modo sbagliato, ma vedere sfrattati, emarginati, disoccupati, dimenticati, ultimi, che manifestano con la moto a 4 cilindri, l’auto con il telecomando, le unghie laccate, i capelli tinti perfettamente e l’iphone ultimo grido mi da un leggero fastidio.
Per esporre il mio pensiero più che lo scritto servirebbe un film, un documentario per rendere visibile quello che penso,
ma so a malapena scrivere figuriamoci fare un video da mettere su Youtube.
Chiaro che tutti abbiamo diritto al decoro, alla qualità della vita, ma uno che non ne ha non ne ha.
Chi è costretto a rubare per vivere me lo immagino sempre come Capannelle mentre mangia il minestrone. Sarebbe impensabile un Capannelle moderno senza minestrone ma con l’iphone.



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