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Ho visto cose - 3 - Magic Mike

Da Dalailaps @dalailaps
Ho visto cose - 3 - Magic Mike
Ho visto cose - 3 - Magic MikeMagic Mike
Del 2012, diretto da Steven Soderbergh - USA - 110 minuti - Commedia, drammatico.

Potrebbe essere difficile per una femmina recensire obbiettivamente questo film? Potrebbe, ma il tentativo non mi spaventa: chi era con me in sala sa che quando sono uscita non ho parlato soltanto del culo di Matthew McConaughey, ma delle riprese e delle ottime scelte della fotografia. Davvero.
Che prima io abbia fatto la demente vicino al cartellone pubblicitario con Channing Tatum, be’, quello è un altro discorso.
Tornando a noi, il film è stato pubblicizzato in modo tale che non ci si stupirà scoprendo che il pubblico femminile che l’ha visto è pari a tre quarti del pubblico totale: insomma, c’è da farsi anche qualche domanda. E chi ha visto le clip in anteprima si aspettava qualcosa un tantino diverso, soprattutto visto che era da un po’ che non era l’uomo a essere messo a nudo. Certo non ci si potevano aspettare soltanto muscoli e perizomi, ma quando si arriva in sala incantati da certi preconcetti promozionali ci si trova ad assistere ad una vicenda che, per quanto semplice, nasconde dettagli che non ci si attendeva.
Ispirata all’esperienza di Channing Tatum come spogliarellista, la storia è quella di Mike, Manny tuttofare di giorno e stripper di notte. Lavora all’Xquisite di Tampa, in Florida, club di proprietà di Dallas, un Matthew McConaughey sempre in forma e con un cappello da cowboy piazzato in testa per quasi tutto il film (ché altrimenti si vedrebbe la stempiatura).
Mike sogna, e per questo sgobba e risparmia, di aprire una sua azienda e produrre mobili personalizzati. Vive un sogno americano che nei film statunitensi abbiamo visto rappresentato in tantissime salse.
Un giorno conoscerà il diciannovenne Adam, squattrinato e inesperto, che proporrà a Dallas come factotum d’aiuto agli stripper nel backstage: arriverà, ovviamente, il momento in cui non si saprà chi mandare sul palco e il ragazzino, interpretato da Alex Pettyfer,  troverà un lavoro e il soprannome The Kid. Per darvi ancora qualche info sappiate che Mike si innamorerà della sorella di lui, Brooke, una tipa un po’ bacchettona che lo porterà a porsi domande sul suo stile di vita e su quale sia la direzione da prendere.
Quando vi dico che il film è dissimile da quello che ci si aspettava dalla promozione lo dico perché, per quanto alcune scene siano interessanti e piuttosto comiche, ci sono tre dettagli che arricchiscono un po’ la trama: parentesi di droga, una spolverata di racconto formativo ed episodi che sottolineano con cinismo quella che è l’attuale situazione economica americana.
L’argomento “droga” sembra sistemato però per dare un twist d’azione alla storia, ma le scene che ne risultano sono piuttosto banali e assolutamente prevedibili: lo sceneggiatore, Reid Carolin, si è giustificato affermando che se avessero messo in scena tutte le esperienze di Tatum nessuno avrebbe creduto fosse la verità. Sarà sua anche l’idea di far sì che Mike si innamori fondamentalmente di una delle poche ragazze in città a non averlo ancora visto nudo, nonché di una delle più noiose?
La storia scorre lineare e il tempo è scandito nettamente dalle scene di giorno, con riprese dal mood documentaristico e con una fotografia dal costante color seppia, e quelle di notte nei club, con luci coloratissime e un sound degno di nota.
Soderbergh dirige il film con uno stile oggettivo e distaccato, non osando tanto ma mantenendo una visione ironica e non moralistica, donando un minimo di profondità e carattere a tutti i personaggi, compresi quelli non troppo positivi.
Il film ha un buon equilibrio tra la sua parte spregiudicata e quella più seria e il ritmo è molto buono; per quanto certe scene siano scontate, e si arrivi al finale senza intoppi, non si cade nella monotonia. Di chi sarà stata l’idea di far redimere il maestro, Mike, e non l’allievo, Adam, durante gli ultimi minuti del film?
Il finale dona uno sprazzo di felicità, ma lascia un po’ di amarezza e di perplessità riflettendo sulla vita irrisolta di tutti i personaggi secondari: ci si ricorda dei balli spettacolari, ma anche del backstage e dell’incertezza che si assapora ascoltando i discorsi degli uomini prima di salire sul palco; non ci si poteva aspettare un totale cambio di registro e un finale alla “vissero tutti felici e contenti”, ma questa sensazione chiude il film lasciando il pubblico un tantino insoddisfatto.
Gli do un 7, ma con un meno a fianco.
Ho visto cose - 3 - Magic Mike
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